Bologna, 22 ago. (LaPresse) – “Forse qualcuno era interessato a tenere il nome del sottoscritto, per avere l’attenzione su una vicenda che non ha portato a niente”. Beppe Signori torna a parlare in conferenza stampa della vicenda legata al processo sul calcioscommesse, nel quale è stata confermata in appello la sua radiazione. “Se a qualcuno – ha ribadito – fa comodo tenere il mio nome, come il cane che porta l’osso al padrone, allora si gioca in maniera scorretta. Il mio nome faceva comodo – ha proseguito l’ex bomber di Lazio e Nazionale – perché per due mesi si è parlato di qualcosa”. Signori poi cita l’altro nome illustre dell’inchiesta, l’atalantino Doni: “Penso sia nelle mie stesse condizioni: anche su di lui non ci sono telefonate. Con in mezzo i nomi famosi si scaricano le responsabilità”.

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