San Paolo (Brasile), 13 dic. (LaPresse/AP) – Non gioverà di certo all’immagine del calcio brasiliano, in vista della Coppa del mondo del 2014, quanto accaduto durante la finale di Coppa Sudamericana, allo stadio Morumbì di San Paolo, con il Tigre che lascia il campo e accusa i funzionari della sicurezza di aver aggredito i giocatori negli spogliatoi. Alla fine del primo tempo il San Paolo conduce il gioco per 2-0, con i gol di Lucas e Osvaldo, al 23′ e al 28′, e dopo il rifiuto degli avversari di tornare in campo, il direttore di gara, il cileno Enrique Osses, decreta la fine della partita e assegna la vittoria ai padroni di casa. Uno spettacolo caotico di fronte a 65mila spettatori, in uno stadio da tutto esaurito, che ha già lasciato sgomenta la Fifa, preoccupata per l’andamento dei mondiali.
A decidere di non far giocare il club argentino nel secondo tempo è stato l’allenatore Nestor Gorosito, secondo il quale gli agenti della sicurezza avrebbero picchiato alcuni giocatori e dirigenti negli spogliatoi durante l’intervallo. Inoltre, li avrebbero minacciati con le armi. Un’ipotesi avvalorata anche dalle immagini trasmesse dalla tv argentina, che mostrano quelli che sembrano essere schizzi di sangue sulle pareti e lividi e volti insanguinati di alcuni dirigenti del Tigre. “La polizia – ha spiegato Gorosito – è entrata negli spogliatoi e ha colpito i giocatori. E’ stato un momento di follia”. Un’accusa che ha provocato una rissa anche tra le due squadre in campo.
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