Torino, 18 ott. (LaPresse) – Un perseguitato nel paese della tasse. Si definisce così in una nota Diego Armando Maradona, reagendo alla notifica da parte di Equitalia di un avviso di mora da oltre 39 milioni di euro. “Un altro spot pubblicitario – spiega il ‘Pibe de Oro’ – e la solita telenovela per confondere gli italiani che oramai, però, grazie al mio avvocato hanno capito la verità, l’unica verità che presto tutti leggeranno nel libro che distribuirò nel mondo per raccontare la persecuzione subita nel paese della tasse, dove io ho regalato solo amore per la gente e spettacolo sportivo senza mai fare male a nessuno, ma subendo cattiverie gratuite”. Con Maradona c’era anche il suo legale, Angelo Pisani, che sostiene che “quella di Equitalia è l’ennesima azione spot e temeraria di una pretesa infondata e già dichiarata proprio nel merito nulla ed inesistente dai giudici nel 1992, perchè l’indagine dell’Agenzia delle entrate dell’89 – alla base della presunta cartella milionaria- è stata dichiarata infondata per tutti i co-obbligati Ferlaino, Careca e Alemao”.
“E’ strano – aggiunge il legale del ‘Pibe’ – questo Fisco ad orologeria, che Equitalia sia così solerte da fare un comunicato stampa solo ogni qualvolta si parla di Maradona, invece di trattare tutti i contribuenti in maniera uguale e distinguere i veri evasori dai contribuenti perseguitati”. “Nei confronti di Maradona non esiste condanna – dice Pisani in attesa di ripartire con l’argentino da Milano verso l’Olimpico per assistere a Roma-Napoli – e noi siamo contenti del primo atto che gli è stato notificato come da noi sempre richiesto, perchè ci permette di esercitare senza eccezioni pretestuose di Equitalia il diritto di difesa e dimostrare a tutti che le pretese del Fisco nei confronti di Maradona sono sempre state ingiusti ed incomprensibili”. “Infine, per amore del vero, i processi penali, civili e tributari tutti tentati in difesa del campione del secolo contro il sistema Fisco Equitalia sono ancora in corso e non ci sono sentenze definitive, quindi il tempo che è il miglior giudice e poi la corte europea dei diritti dell’uomo faranno giustizia”.
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