Milano, 29 nov. (LaPresse) – Dopo quasi 28 anni, si è chiuso al veleno il connubio più lungo e vincente della storia del calcio italiano: Adriano Galliani ha confermato oggi le proprie dimissioni da amministratore delegato del Milan. Un addio annunciato, ma arrivato come un fulmine a ciel sereno per tempistica e modalità. Dopo il netto successo in Champions League che sembrava aver fatto tornare il sereno nel cielo di Milanello, questo nuovo terremoto societario addensa nuove nubi sul futuro del club rossonero. Soprattutto in virtù delle parole di Adriano Galliani. “Mi dimetto, nulla riuscirà a trattenermi – ha confessato il dirigente – Ho subito un grave danno alla mia reputazione. Sono arrabbiato, la pazienza è finita”. Galliani ha aggiunto che le proprie dimissioni potrebbero arrivare già dopo la partita di Champions contro l’Ajax, oppure dopo il derby contro il Milan. Ciò che è certo, è che il prossimo mercato di gennaio non sarà condotto dall’ormai ex ad del Milan.
La brusca uscita di Galliani dalla società di Silvio Berlusconi rischia di anticipare di qualche mese la rivuluzione programmata per il giugno prossimo, orchestrata da Barbara Berlusconi, colei che prenderà il posto di Galliani dietro la scrivania e a cui toccherà ricostruire il Milan. Il primo tassello da cui ripartire rappresenta un ritorno, quello di Paolo Maldini, che dovrebbe assumere una carica nel settore tecnico. Gli altri elementi del puzzle saranno più difficili da completare, in quanto gli uomini individuati su cui ripartire sono attualmente tesserati con altri club: si va da Claudio Fenucci, dirigente della Roma, fino a Demetrio Albertini, attuale vicepresidente della Figc. Di certo, oltre al ruolo di amministratore delegato o direttore generale, va trovato un nuovo direttore sportivo capace di ripetere i ‘colpi’ realizzati da Galliani. Se possibile la lista qui è ancora più ampia: si va da Sean Sogliano, tesserano con l’Hellas Verona, fino al più esperto Pietro Leonardi, passando ai giovani Fabio Paratici, braccio destro di Marotta alla Juventus, e Riccardo Bigon, l’uomo-mercato del Napoli.
Per la panchina, al posto del sempre più probabile partente Allegri, che ha il contratto in scadenza a giugno e ha visto l’addio del suo principale sponsor al Milan, l’ipotesi Clarence Seedorf sembra quella più percorribile, ma non sono esclusi colpi di scena. Di certo, chiunque prenderà le redini in casa rossonera si appresta ad affrontare un compito difficile, se non impossibile: non far rimpiangere il proprio predecessore. Con Galliani il Milan infatti è salito sul tetto del mondo vincendo 5 Coppe Campioni, 8 scudetti, 6 Supercoppe Italiane, 5 Supercoppe Europee, 2 Coppe Intercontinentale, 1 Mondiale per Club e 1 Coppa Italia. Un palmares invidiabile, difficilmente ripetibile, senza contare i numerosi campioni portati all’ombra della Madonnina e gli affari fatti negli ultimi anni pur senza avere il budget dei concorrenti stranieri. Dagli olandesi Van Basten e Gullit, passando per Shevchenko e Kakà, fino ai più recenti Balotelli e Ibrahimovic. Ecco perché con l’addio di Galliani si chiude definitivamente un’epopea d’oro per il Milan.
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