di Andrea Capello

Sochi (Russa), 14 feb. (LaPresse) – Una capriola sul podio per dimostrare che i miracoli, a volte, accadono. Per fare in modo che i prodigi diventino fatti reali però servono i fuoriclasse e Christof Innerhofer fa sicuramente parte di questa tanto piccola quanto gloriosa schiera di atleti. Sul pendio di Rosa Khutor il ventinovenne finanziere di Gais regala a se stesso la seconda medaglia dei Giochi Olimpici, dopo l’argento nella discesa libera, e la quarta all’Italia portando il medagliere azzurro a due argenti ed altrettanti bronzi. Valutandone il peso specifico però questo bronzo nella Supercombinata maschile vale oro, specie dopo la discesa del mattino dove gli italiani si erano impantanati nella neve molle dovuta al caldo che attanaglia le Olimpiadi in questi ultimi giorni. L’insidiosa manche di slalom tracciata dal ‘solito’ Ante Kostelic sembrava aver tagliato fuori dalla lotta per le medaglie tutti i discesisti, figuriamoci Innerhofer ottavo dopo la sua prova preferita.

Ed invece le carte si sono mischiate con l’outisder svizzero Sandro Viletta, quattordicesimo a metà gara, a trionfare davanti ad Ivica Kostelic ed appunto Innerhofer. Fuori il favorito francese Alexis Pinturault, nelle retrovie Bode Miller. Purtroppo out, a poche porte dalla fine, pure un ottimo Peter Fill mentre era in lotta per una posizione molto vicina al podio. Era dalle Olimpiadi di Albrtville del 1992 che uno sciatore italiano in campo maschile non riusciva a vincere due medaglie. Allora fu Alberto Tomba a conquistare l’oro in gigante e l’argento in slalom, mentre Josef Polig e Gianfranco Martin furono gli ultimi azzurri ad andare a podio nella specialità sempre nell’edizione francese di quell’anno, anche se si trattava della combinata vera e propria con la classica forma della discesa e le due manches di slalom.

“Credo sia una medaglia incredibile, ho fatto pali solamente quattro giorni negli ultimi due anni”, dice felice a fine gara. ‘Inner’ ammette di aver pensato addirittura di non prendere parte alla manche di slalom e di essersi presentato al cancelletto di partenza “rilassato come ad una gara di sci club”. Le cose però sono cambiate subito in pista: “Ho sciato in maniera tranquilla poi verso la fine del percorso qualcuno mi ha gridato ‘Dai!’ allora ho capito che ero andato bene ma al traguardo, sinceramente, ero piuttosto sorpreso – prosegue tutto di un fiato – dopo è stata una sofferenza. Ad un certo punto ho temuto di arrivare quarto poi sul podio dalla felicità ho fatto il matto”.

Innerhofer è l’uomo dei grandi appuntamenti. Lo sciatore maturo che non fa programmi a lunga scadenza “dipende dalle mie condizioni fisiche” ma che sa quello che vuole. “Ho dedicato l’argento della discesa ad amici e parenti, questa invece la dedico esclusivamente a me stesso. Sono orgoglioso di quanto ho raggiunto finora nella mia carriera”, dice sicuro. Gongola il direttore tecnico della nazionale maschile, Claudio Ravetto: “Non credo esistano tanti sciatori capaci di vincere 3 medaglie mondiali e 2 olimpiche come Innerhofer. Ora manca l’oro”, racconto scherzando.

Al settimo cielo pure il presidente del Coni, Giovanni Malagò, scatenato in tribuna con in testa il cappellino portafortuna numero 13 che aveva indossato pure alla discesa libera. “Una gara emozionante – dice a caldo – quelle di Innerhofer sono due medaglie pesanti. Siamo molto felici. Serviva un mezzo miracolo dopo la discesa ed è arrivato”. Ora l’attenzione si sposta sul Supergigante di domenica mattina. Innerhofer si schernisce e tiene il profilo basso “Non so in che condizioni sarò perché il riposo è molto limitato”, dichiara, forse non sapendo che nessuno sciatore italiano è mai riuscito aad andare a medaglia in tre gare in una stessa edizione olimpica. Ma i miracoli, come dimostrato oggi, a volte accadono. Basta crederci.

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