In occasione delle Olimpiadi invernali di Sochi 2014, l’ex azzurro Paolo De Chiesa commenta in esclusiva per LaPresse le gare di sci alpino. Questa mattina era in programma il supergigante maschile.

JANSRUD, IL GIUSTO MIX TRA AGGRESSIVITA’ E LEGGEREZZA – Non c’era dubbio sulla tracciatura dei francesi che, senza Pinturault, a riposo in vista delle prossime gare, avrebbero disegnato un superG. Ad oltre 100 orari! Su una neve acquosa, con partenza sulla ripidissima traversa della discesa, era difficilissimo attaccare senza sentire l’appoggio dello sci, quasi disancorato sulla patina scivolosa formatasi in superficie. Ha vinto Jansrud, già bronzo in discesa domenica scorsa, un anno dopo la rottura del legamento crociato del ginocchio, sulla stessa ‘pappa’ che alle Olimpiadi di Vancouver, 4 anni fa, l’aveva spinto sul secondo gradino del podio in gigante. Nato per sciare sui binari, distribuendo i carichi maggiormente sui due sci, chiave di volta di un trionfo che, se non era annunciato, non può aver sorpreso gli addetti ai lavori, il norvegese è uscito dal cancelletto con il piede giusto, interpretando magistralmente il compromesso tra aggressività nelle traiettorie e leggerezza nelle prese di spigolo, sciando sempre a tempo sui dossi del segmento centrale, insidiosi negli atterraggi se non assorbiti in perfetto sincronismo d’azione. C’era rimasto male Bode Miller, leader di un plotone di avversari bruciati sul filo dei centesimi con una discesa fantastica, scandita da linee al fulmicotone, un’impresa dettata dal cuore e dalla solita, immensa classe.

Eppure, alla fine, persino l’impassibile yankee ha ceduto alla commozione tra le braccia della bellissima moglie, ritrovandosi al collo un bronzo, dopo due anni di assenza e alla veneranda età di 36 anni, da dedicare al fratello, scomparso la scorsa estate. A relegare sul terzo gradino del podio il fuoriclasse americano, un suo compagno di squadra: non l’atteso Ligety, spento da un grave errore sul piano, ma il redivivo Weibrecht! Weibrecht chi? Sì, proprio lui. A Vancouver salì sul podio beffando l’Italia, un fantasma sparito per 4 stagioni (quest’anno un 20° posto in superG, disciplina in cui non è mai andato oltre un 10° posto in coppa del mondo!), caso più unico che raro di tempestività di risveglio negli appuntamenti che contano. Tanto di cappello, però, perché gettare l’anima oltre l’ostacolo di un superG così insidioso e stare sullo sci dopo averlo sbrigliato senza remore, è stata un’impresa che non deve umiliare nemmeno il giovane austriaco Striedinger, a due centesimi dal podio pari merito di Miller e Hudec, il canadese già argento in discesa ai mondiali di Are 2007, tornato a medaglia dopo una serie di infortuni. Peccato per Fill, bravissimo 8° a soli 18 centesimi dal podio: una sciata felpata e senza intoppi non è bastata per gioire. Mal comune, mezzo gaudio, visto che oltre a Striedinger, ad un soffio dal podio, troviamo Franz (7 centesimi) e il favorito Svindal (9 centesimi), mentre Innerhofer non è entrato in gara, scivolando alla seconda porta dopo aver toccato la neve (neve?) con lo scarpone.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata