Dall’inviato Andrea Capello

Sochi (Russia), 16 feb. (LaPresse) – “Non è sempre domenica, anche se oggi lo è”. E’ l’ironia l’arma con cui il direttore tecnico della nazionale maschile di sci alpino, Claudio Ravetto, cerca di mascherare la delusione per la prestazione degli azzurri nei Supergigante dei Giochi Olimpici di Sochi. Ci si attendeva Christof Innerhofer ma la sua gara è durata dieci secondi prima che una scivolata lo mettesse fuori causa. Si sperava in Peter Fill, ma un errore nella parte alta lo ha lasciato ottavo a 18 centesimi del podio. Più indietro Dominik Paris e Werner Heel, rispettivamente 16esimo e 17esimo. Una giornata storta che comunque non macchia la prestazione generale del gruppo dei velocisti con le due medaglie di Innerhofer, argento in discesa e bronzo in supercombinata, a fare da cliegina sulla torta.

A festeggiare al traguardo è il norvegese Kjetil Jansrud, al primo oro olimpico in carriera, ma le luci della ribalta se le prende invece lo staunitense Andrew Weibrecht. Nessun podio in carriera in coppa del mondo ma due medaglie olimpiche in Supergigante, bronzo a Vancouver ed argento a Sochi. Un uomo nato per i grandi appuntamenti. Sul terzo gradino del podio salgono il canadese Jan Hudec e soprattutto Bode Miller, che a 36 anni conquista la sesta medaglia olimpica in carriera (primo americano a salire sul podio in tre edizione dei Giochi), ed alla fine si commuove pensando al fratello minore Chelone morto nel sonno lo scorso aprile.

In Casa Italia invece Christof Innerhofer prima sfoga la delusione ‘picconando’ la neve con un bastone: “Purtroppo è finita dopo pochi secondi, ero arrabbiato ma non perché non avevo preso la medaglia, semplicemente volevo fare la gara – dice – Credo che avrei potuto fare bene ma questo è lo sport”, poi si gode la sua grande Olimpiade. “Si apriranno anche altre porte di un mondo che mi piace (quello della moda e dello spettacolo, ndr) – dice – sono un ragazzo che vive in montagna ma amo pure la città”. “Le prossime Olimpiadi? Vediamo. Prima penso ai mondiali del prossimo anno di Breaver Creek su una pista che mi piace molto”. Se ‘Inner’ si mangia le mani per non aver praticamente partecipato alla gara Peter Fill si rammarica per un errore nella parte alta del tracciato che lo lascia giù dal podio per 18 centesimi. “In generale non ho fatto una brutta discesa ma sapevo che per la medaglia non sarebbe bastato. Peccato – racconta – Vado a casa senza medaglie ma non sono il solo. Ci ho provato e sono contento di quanto ho fatto”.

Sul pendio di Rosa Khutor infatti è tempo di arrivi e partenze. I velocisti salutano mentre gli specialisti delle discipline tecniche si preparano a scendere in pista. Il Dt Ravetto, dopo aver promosso i discesisti, si augura di potersi togliere delle soddisazioni anche con loro. “Non arrivando da favoriti si può gareggiare senza pressione”. Una speranza condivisa da tutto il clan azzurro.

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