Di Andrea Capello, Sochi (Russia), 23 feb. (LaPresse) – “Sono soddisfatto ma non mi accontento”. Parole chiare quelle con cui il presidente del Coni, Giovanni Malagò, traccia il bilancio del Team Italia ai Giochi Olimpici di Sochi 2014. “Ho detto che avremmo fatto meglio di Vancouver e ci siamo riusciti anche se c’è dispiacere per la mancanza della medaglia d’oro che non è stata vinta per tanti motivi – dice con grande onestà – Ci sono state cose buone ed altre meno, luci ed ombre, ma la previsione è stata rispettata in pieno”. Il numero uno dello sport italiano fa riferimento a quanto detto prima della partenza per la Russia, dove ha seguito la spedizione dal primo all’ultimo giorno. “Sono sempre stato chiaro e lineare nelle mie previsioni – ribadisce – Bisogna partire dal punto di riferimento ovvero le medaglie ottenute 4 anni prima ma questo non è l’unico parametro”. “A Vancouver le cose non sono andate bene ma un Paese non si può misurare semplicemente per il medagliere – aggiunge – devono essere messe tante cose dentro il paniere per giudicare lo stato di salute del mondo sportivo di un Paese”.
Per avvalorare la tesi Malagò usa i numeri, vera e propria cartina di tornasole dell’Olimpiade azzurra. “Otto medaglie ed otto quarti posto è un record assoluto – dice – non c’è paragone con nessun altra nazione. La Norvegia, ad esempio, ne ha fatti 11 ma ha anche vinto 26 medaglie”. Il presidente del Coni boccia solamente pattinaggio di velocità, bob e skeleton mentre fa notare come a Sochi “l’Italia abbia avuto il maggior numero di finalisti di tutti i tempi ben 58 su 110 atleti che sono scesi in pista, più di un iscritto su due”. Era da Lake Placid 1980 che l’Italia non tornava a casa senza ori ma l’età media degli Azzurri saliti sul podio in Russia (25.81) è la più giovane di sempre. “Questi risultati ci fanno ben sperare per il futuro e sono la base su cui costruire”, argomenta Malagò che sposta poi l’obiettivo su Pyeongchang 2018. “Fra 4 anni dobbiamo prendere tra le 10 e 13 le medaglie poi, se la giustizia ci ricompensa, 3 o 4 saranno d’oro”.
Il futuro è anche legato al rapporto fra scuola e sport, un punto che a Malagò sta molto a cuore: “Ne parleremo da subito con il nuovo ministro – spiega – deve essere cambiato perché oggi le federazioni fanno molta fatica nel reclutamento. Una nazione può vincere molte o poche medaglie ma bisogna vedere cosa c’è sotto ovvero se sono casi isolati del ‘fenomeno’, ed anche noi ne abbiamo usufruito, o se c’è alla spalle una prospettiva nel lasso temporale dei prossimi due quadrienni”.
Come a Pechino (caso Rebellin, ndr) ed a Londra con Alex Schwazer l’olimpiade italiana ha vissuto anche l’onta del doping con il frenatore del bob a 4 William Frullani. Malagò non si sottrae nel dire il suo parere sulla questione. “Ha creato imbarazzo – spiega – Ho apprezzato molto le parole del presidente della Fisi, Flavo Roda, che ha chiesto scusa anche se non ha responsabilità e mi ha fatto piacere sapere che il ragazzo è mortificato per aver travolto tutti con la sua superficialità”. La lotta al doping resta comunque una delle priorità in casa Coni. “Credo che l’Italia sia fra le primissime nazioni nella combatterlo e nel denuciarlo”, dice.
Al ritorno dalla Russia il Comitato Olimpico Italiano si troverà come interlocutore un nuovo presidente del Consiglio. Da Enrico Letta, presente alla cerimonia di apertura nonostante le polemiche, a Matteo Renzi. A riguardo Malagò ostenta fiducia: “Sono dispiaciuto per Letta ed ho apprezzato molto il fatto che sia venuto a Sochi – dice – allo stesso tempo sono amico di Renzi da prima che diventasse presidente del Consiglio e so che è molto attento al tema dello sport. Sono ottimista e fiducioso su quello che può fare per il nostro mondo ed anche sul tema della candidatura eventuale ai Giochi del 2024”. Proprio questo resta il grande sogno neanche troppo nascosto del presidente del Coni: “Ci stiamo solo ragionando ma sotto traccia e con serietà e professionalità, mattoncino dopo mattoncino vediamo prima che scada il gong se ci sono le condizioni per portarla avanti – conclude – Sicuramente a livello internazionale siamo molto ben visti e stimati non solo per i nostri risultati sportivi ma per quello che stiamo facendo a 360 gradi”.
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