Dall’inviato Andrea Capello

Sochi (Russia), 24 feb. (LaPresse) – Protagonisti attesi o saliti a sorpresa alla ribalta, paesi che hanno confermato le attese, luoghi e curiosità: dalla A alla Z, l’alfabeto che racchiude il ‘bilancio’ finale delle Olimpiadi Invernali di Sochi 2014.

A come Adler: Li hanno chiamati Giochi di Sochi ma il cuore pulsante è stata questa località ad una cinquantina di chilometri da quella che ha dato il nome all’Olimpiade. Fino a qualche anno fa solo casette sparse e nulla più. I russi, da zero, ci hanno costruito impianti all’avanguardia ed hotel.

B come Bjoerndalen: il bitahleta norvegese Ole Einar. Un uomo di ferro che a 40 anni con i due ori vinti a Sochi, sprint 10 km e staffetta mista, arriva a 13 medaglie olimpiche in carriera. Un record per i Giochi Invernali che toglie al connazionale Bjorn Daehlie.

C come Carolina Kostner: dopo le delusioni di Torino 2006 e Vancouver 2010 la bolzanina corona la sua splendida carriera con l’agognata medaglia olimpica. Un bronzo meritatissimo che la inserisce di diritto nel gotha delle migliori pattinatrici sul ghiaccio di tutti i tempi.

D come doping: controlli a tappeto da parte degli ispettori del Cio-Wada. Alla fine nella rete ci sono finiti in sei. Fra questi il bobbista italiano William Frullani rispedito immediatamente a casa dopo la positività ad uno stimolante che, a suo dire, avrebbe assunto in maniera inconsapevole tramite un integratore.

E come Evgeny Plushenko: lo ‘Zar’ ha vinto la medaglia d’oro nel Team Event ma ha dovuto rinunciare alla gara individuale nel corso del riscaldamento per gli ormai cronici problemi alla schiena lasciando la Russia nello sgomento. Una finale triste per la storia olimpica di un fuoriclasse che ha scritto pagine indelebili di questo sport.

F come Fontana: Arianna è stata la donna dei Giochi in Casa Italia e non solo. Tre medaglie, due individuali ed una in staffetta, nella spettacolare specialità dello short track e l’onore di portare la bandiera nella cerimonia di chiusura. Un punto fermo sperando che non decida di smettere con l’attività agonistica nonostante i soli 24 anni da compiere ad aprile.

G come Giovanni (Vallario) il cuoco di Casa Italia: amatissimo tanto dagli atleti quanto dagli addetti ai lavori ha fatto sentire tutti meno lontani da casa con la sua preziosa e prelibata cucina ‘Made in Italy’.

H come Hotel: il giorno dell’arrivo a Sochi è stata un shock per quasi tutti. Camere inesistenti o fatiscenti come dimostrato nei vari tweet e foto postate su internet. Con il passare dei giorni la situazione si è stabilizzata e tutto è tornato alla normalità facendo dimenticare in fretta i disguidi iniziali.

I come Innerhofer: Christof è stato l’eroe dello sci alpino azzurro. Argento in discesa e bronzo in supercobinata, un altoatesino atipico dalla grande parlantina e con un carattere mediterraneo. Per lui si aprono le porte della moda e dello spettacolo. Continuerà a gareggiare ma non è dato sapere fino a quando.

L come Luxuria: l’arrivo del transgender a Sochi per protestare contro la legge ‘Anti Gay’ di Putin non è passato certo inosservato. Un primo fermo a Sochi poi la passeggiata vestito con i colori della bandiera arcobaleno nel parco olimpico insieme agli inviati de Le Iene’. La sicurezza russa non ha gradito ed ha ‘gentilmente’ accompagnato tutti alla porta della zona dei Giochi.

M come Malagò: alla prima Olimpiade da numero uno del Coni è stato una presenza costante rimanendo a Sochi dal primo all’ultimo giorno di gare. Il suo cappello portafortuna numero 13 è diventato un tormentone nei trionfi di Innerhofer. Sempre in prima fila a fare il tifo ed impegnatissimo nei colloqui per valutare un’eventuale candidatura italiana per il 2024.

N come Norvegia: la piccola, per estensione e numero di abitanti, nazione scandinava si dimostra potenza assoluta nei Giochi Invernali. Ben 26 medaglie e la vetta persa solo nell’ultima giornata quando ha subito il sorpasso della Russia ed all’orizzonte c’è pure la candidatura di Oslo per le Olimpiadi invernali del 2022.

O come Olanda: in alcune zone del paese dei tulipani il pattinaggio di velocità è una vera e propria religione. La conferma è arrivata a Sochi dove gli Orange hanno chiuso al quinto posto in graduatoria con 24 medaglie, 23 delle quali conquistate in questa disciplina loro feudo incontrastato.

P come Putin: il presidente russo aveva gli occhi del mondo addosso ed ha vinto la sua sfida. Olimpiadi ben organizzate con ottimi riscontri da parte di tutti e gli elogi del presidente del Cio, Thomas Bach. Vinta anche la temuta sfida della sicurezza con controlli tanto efficaci quanto precisi.

Q come quarti posti: una vera e propria maledizione per l’Italia che ne ha collezionati otto, tanti quanti le medaglie. A modo loro fanno tutti male ma i tre nella penultima giornata di gare ancora di più perché dimostrano come in questi Giochi la fortuna non sia stata dalla parte dell’Italia.

R come Russia: il paese organizzatore ha trionfato sotto tutti i punti di vista. Vittoria nel medagliere con prodigiosa rimonta finale e dimostrazione di una faccia nuova con grande voglia di aprirsi al mondo. Unico neo i pochi tifosi presenti ma in alcune occasioni il volume dei decibel è comunque salito ben oltre i livelli di guardia per il loro calore.

S come Sotnikova: dopo il forfait di Plushenko e le cadute della giovane promessa Liptniskaya ci ha pensato questa 17enne ha salvare l’onore russo nel pattinaggio di figura. La sua vittoria, anche se contestata, sulla coreana Yuna Kim è stata uno dei momenti clou dell’Olimpiade ed in patria è già diventata una star.

T come trasporti: i russi hanno fatto centro. Gli spostamenti dalla costa alla montagna così come quelli veso gli alberghi sono stati molto agevoli grazie al gran numero di bus messo a disposizione dall’organizzazione. Precisi e puntuali nel rispettare gli orari. Un vero e proprio punto di riferimeto per i movimenti giornalieri.

U come Ucraina: negli ultimi giorni dei Giochi la delegazione di questo Paese, vicino di casa della Russia, è stata travolta dalle manifestazioni di Kiev con morti e feriti in piazza. Alcuni hanno deciso di lasciare i Gioci in segno di solidarietà per le vittime altri sono rimasti. Da film la vittoria della staffetta femminile di biathlon proprio mentre nel Paese scoppiava la rivolta.

V come vic Wild e Victor An. americano il primo, coreano il secondo sono stati due pedine insostituibili per la vittoria del medagliere da parte della Russia. Il primo, naturalizzato dopo il matrimonio con la collega Alena Zavarzina, ha vinto due ori nello snowboard mentre il secondo, viene naturalizzato nel 2012 dopo dissidi con la federazione del suo Paese natale. Pér lui tre ori, due individuali ed uno in staffetta.

Z come Zoeggeler. Armin il mito, l’inarrivabile. Sei medaglie in altrettante edizioni dei Giochi alle quali ha preso parte. A 40 anni il portabandiera Azzurro raggiunge un traguardo mai conquistato da nessun essere umano diventando leggenda. Un uomo che tutto il mondo invidia all’Italia un simbolo da emulare, un punto di riferimento per le generazioni future.

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