Dal nostro inviato Antonio Martelli. Rio de Janeiro (Brasile), 25 giug. (LaPresse) – Erano da poco passate le 15.00 di ieri nella pancia dello stadio di Natal quando in conferenza stampa Cesare Prandelli ha annunciato le dimissioni da ct della Nazionale, seguite poco dopo da quelle di Giancarlo Abete da presidente della Federazione, che tra gli addetti ai lavori è subito partito il ‘toto-ct’. Il sogno proibito più o meno di tutti, dai vertici federali ai semplici appassionati è quello di Carlo Ancelotti, fresco vincitore della Champions League con il Real Madrid. Il tecnico di Reggiolo non ha mai nascosto la sua disponibilità un giorno a sedere sulla panchina azzurra, ma i tempi non sono ancora maturi. Considerando cosa offre il mercato, la cerchia di nomi sembra essere ristretta a tre nomi forti: Roberto Mancini, Massimiliano Allegri e Luciano Spalletti. Tutti e tre hanno un ‘curriculum’ di tutto rispetto per candidarsi alla guida della Nazionale, un compito che però si presenta davvero difficile.

Il primo nodo da sciogliere, non sarà bello dirlo in tempi di crisi, ma sarà quello economico. Soprattutto il Mancio e Spalletti, reduci dalle avventure su panchine ‘ricche’ come quelle di Manchester City, Galatasaray e Zenit San Pietroburgo, viaggiano su cifre ben più elevati del milione e mezzo di euro o poco più che la Figc può garantire. Da questo punto di vista, Allegri sembrerebbe in vantaggio vista l’abitudine all’austerity di casa Milan negli ultimi anni. Dal canto suo Mancini può offrire l’esperienza internazionale e cosa non da trascurare, l’ottimo rapporto con diversi giocatori, in primis Balotelli che bisogna pur tentare di recuperare. Spalletti può invece garantire l’esperienza nel lavorare con i giovani e nel saper creare un progetto tecnico basato su un gioco offensivo.

Chi sarà l’erede di Prandelli avrà comunque un compito non facile, con le qualificazioni a Euro 2016 che iniziano subito dopo l’estate. Una rifondazione che dovrà partire inevitabilmente dai giovani, visto che Pirlo ha annunciato l’addio alla Nazionale e giocatori come Cassano dopo la delusione brasiliana difficilmente verranno presi in considerazione. Con Buffon deciso a non gettare la spugna, alle sue spalle Sirigu è una certezza mentre cresce una nuova leva di portieri interessanti come i vari Scuffet, Bardi e Leali. In difesa l’esperimento Paletta sembra fallito e con Barzagli che inizia ad avere i suoi anni spazio quindi a Ranocchia. In prospettiva i vari Santon, Ogbonna, Regini, Rugani e Romagnoli rappresentano una base da cui ripartire al fianco degli ormai affermati Darmian e De Sciglio. A centrocampo gli unici sicuri di fare ancora parte del gruppo sembrano essere De Rossi, Marchisio e soprattutto Verratti a cui verranno affidate le chiavi del gioco azzurro. Rientreranno nel gruppo quasi certamente Florenzi e Bonaventura, da tenere d’occhio poi il giovane Baselli sempre dell’Atalanta, Jorginho del Napoli e poco altro. In attacco, infine, la grande incognita resta Balotelli: continuare a credere in lui o no? Parola al prossimo ct. Un posto importante nel futuro assetto, sperando in condizioni fisiche accettabili, va a Giuseppe Rossi, il vero grande assente di questi Mondiali. Del gruppo faranno ancora parte Immobile, Insigne, si punterà forte su Destro ed El Shaarawy. Qualche chance potrebbe averla anche Borini, che bene sta facendo in Inghilterra, e Zaza del Sassuolo. Ma soprattutto c’è grande curiosità intorno a Berardi del Sassuolo e Gabbiadini, entrambi in mano alla Juve, che se inseriti in un contesto al top potrebbero davvero rappresentare il futuro di questa Nazionale.

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