Rio de Janeiro (Brasile), 12 lug. (LaPresse) – Germania-Argentina, atto terzo. La solidità tedesca contro la fantasia sudamericana, la forza del collettivo contro l’estro del singolo. Questi gli ingredienti per la finale del Maracanà di Rio de Janeiro dove andrà in scena quella che ad oggi è la sfida più giocata nella storia dei Mondiali. Albiceleste e Mannschaft si incontreranno infatti per la settima volta (l’ottava considerando la sfida tra Germania Est e Argentina nel 1974), addirittura la terza in finale dopo quella del 1986 vinta 3-2 dai sudamericani e quella del 1990 in Italia in cui i tedeschi si presero la rivincita grazie a un rigore di Brehme.
I precedenti sono nettamente a favore dei ragazzi di Loew, che si sono imposti quattro volte, diventando negli ultimi anni la bestia nera dell’Argentina estromessa per due volte di fila ai quarti, nel 2006 ai calci di rigore e nel 2010 con un netto poker che sancì la fine dell’esperienza da ct di Diego Armando Maradona. Nonostante l’amara e precoce eliminazione degli azzurri di Prandelli, ci sarà anche un po’ d’Italia nell’epilogo del Mondiale in Brasile: sarà infatti Rizzoli di Bologna a dirigere la finalissima, proseguendo nella storica tradizione dei fischietti nostrani, che hanno diretto per tre volte la finale di una Coppa del Mondo. Le due nazionali arrivano in maniera diametralmente opposta alla finalissima. La Germania parte sicuramente favorita dopo il roboante successo per 7-1 che ha fatto piangere il Brasile, mentre l’Argentina ha visto aprirsi le porte del Maracanà solo dopo aver battuto ai rigori l’Olanda, in una semifinale che non passerà certamente alla storia per le emozioni vissute dentro il rettangolo di gioco.
I punti di forza dell’undici tedesco stanno nella compattezza difensiva e nella capacità di poter andare a segno praticamente con tutti i suoi effettivi. Il ct Loew è riuscito a capovolgere quella che per molti potrebbe essere una debolezza, l’assenza di un vero e proprio giocatore leader: Thomas Mueller fa gol in tutti i modi e da tutte le posizioni, Miroslav Klose si è appena laureato miglior marcatore della storia dei Mondiali con 16 reti, Andre Schurrle è una validissima alternativa a partita in corso, senza dimenticare talenti come Toni Kroos e Mesut Ozil, che possono risolvere in ogni momento la partita con una giocata. Se a questo si aggiunge la solidità fisica e tattica di ‘senatori’ come Lahm e Schweinsteiger, unita all’imperforabilità di una difesa che ha nel centrale Hummels e nel portiere Neuer i suoi cardini, diventa chiaro perché la Germania, apparentemente senza punti deboli, sia la vera favorita per conquistare la sua quarta Coppa del Mondo.
E l’Argentina? Buona parte del destino dell’Albiceleste passerà inevitabilmente dai piedi di Lionel Messi. La Pulce fin qui, in quello che doveva essere il suo Mondiale, non ha incantato, seppur si sia reso protagonista di alcuni gol (su tutti quello con l’Iran) e giocate pregevoli, tuttavia più estemporanee che frutto di una condizione psicofisica degna di un quattro volte Pallone d’Oro. La stella del Barcellona, sulle orme di Maradona, è comunque riuscito a riportare in finale l’Argentina e al Maracanà, nel cuore calcistico degli eterni rivali del Brasile, è chiamato a una prova da star per riscattare una grigia semifinale e riportare un intero paese sul tetto del mondo. Già, perché anche il fattore ambientale potrebbe diventare un fattore. Vero che i brasiliani che assisteranno alla finale tiferanno Germania, proprio i loro giustizieri, ma è facile prevedere un vero e proprio esodo dei tifosi dell’Albiceleste a Rio de Janeiro, per quello che in caso di vittoria rappresenterebbe uno smacco storico per i rivali del Brasile.
Il ct Sabella poi, andando contro alla tradizione sudamericana, ha saputo allestire un calcio poco spettacolare ma certamente pragmatico. Difficilmente si sarebbe potuto immaginare prima dell’inizio del Mondiale che il punto di forza dell’Albiceleste sarebbe stata la difesa, perforata solo dalla Bosnia nella prima partita e per due volte dalla Nigeria, ma a qualificazione già acquisita. Dagli ottavi in poi, la Seleccion ha mantenuto inviolata la propria porta, con un Sergio Romero diventato eroe nazionale nella semifinale. Inoltre Alejandro Sabella dovrebbe recuperare per la finale Angel Di Maria, costretto a saltare la sfida con l’Olanda e autentico trascinatore nel cammino dei sudamericani, così come Sergio Aguero, che sarà certamente più in condizione rispetto alla manciata di minuti disputata con gli Orange. Due carte in più al tavolo da giocare per l’Argentina. Dal punto di vista psicologico, infine, recitando il ruolo di sfavorita, l’Albiceleste potrebbe scendere in campo più sgombra mentalmente. Difficile capire se questo possa bastare, anche perché la cabala sembra dare una mano ai tedeschi: Brasile e Italia hanno conquistato il loro quarto Mondiale a 24 anni di distanza dal loro terzo successo. La Mannschaft, che insegue proprio il quarto trionfo, ha vinto per l’ultima volta nel 1990 sulle note di Notti Magiche.
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