Torino, 2 mag. (LaPresse) – Quando Massimiliano Allegri ha varcato per la prima volta i cancelli di Vinovo il16 luglio 2014 venne accolto tra fischi, urla, spintoni e calci all’auto del presidente Andrea Agnelli su cui viaggiava in compagnia del direttore generale Beppe Marotta. La ferita dell’abbandono improvviso di Antonio Conte, l’uomo della rinascita e dei tre scudetti consecutivi, era ancora troppo fresca per potersi rimarginare. Nella sua prima conferenza allo Juventus Stadium il tecnico toscano dimostrò subito di avere le idee chiare. “Il mio obiettivo è vincere il 4º scudetto consecutivo e fare meglio in Europa – aveva detto – abbiamo il dovere di disputare una grande Champions, la Juve deve stare tra le prime otto”. A nove mesi di distanza entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti, non solo Allegri ha fatto anche di più. Campione d’Italia con un campionato dominato in lungo e in largo, finale di Coppa Italia e soprattutto semifinale di Champions League. I bianconeri sono tornati tra le prime otto d’Europa, anzi si sono issati fino alle top 4. Un risultato che mancava dal 2003, quando in panchina c’era ancora Marcello Lippi. Nè Fabio Capello e né Antonio Conte sono riusciti a tanto.
Il quarto scudetto consecutivo fa entrare la Juventus di Andrea Agnelli nella leggenda: il record assoluto per il club bianconero è di 5 titoli di fila negli anni ’30, solo il Grande Torino a cavallo della Seconda Guerra Mondiale e l’Inter nel dopo Calciopoli hanno fatto altrettanto. Questo scudetto è lo scudetto anche di Max Allegri. Arrivato in punta di piedi, il tecnico toscano ha saputo guadagnarsi prima di tutto la fiducia di una squadra che in molti consideravano ormai sazia di vittorie. Ma la vera svolta Allegri l’ha portata sotto l’aspetto tecnico e tattico, impostando non più una Juve sempre arrembante ma capace di cambiare pelle a seconda delle circostanze e di far valere la superiore qualità e capacità di concentrazione. La scelta di non stravolgere immediatamente l’assetto tattico della squadra, il puntare ancora su Pirlo fugando tutti i dubbi su una incompatibilità caratteriale tra i due dopo i trascorsi al Milan, i primi meriti del tecnico toscano. I bianconeri hanno iniziato la stagione con il pilota automatico, proseguendo sul solco tracciato da Conte. A Vinovo però Allegri inizia a lavorare su un nuovo modulo, il suo prediletto 4-3-1-2. Pur non avendo in squadra un vero trequartista, il tecnico ha saputo adattare i giocatori a disposizione sfruttando le loro caratteristiche. La svolta nel decisivo incontro di Champions League contro l’Olympiakos, una partita da vincere a tutti i costi e nel quale per la prima volta dopo tre anni la Juve è scesa in campo con il nuovo modulo. E’ arrivata una vittoria e una prestazione convincente che hanno dato il via ad una cavalcata tra Champions e campionato che quattro mesi dopo ha portato ai risultati di cui abbiamo appena parlato.
Ai fischi e agli insulti per il passato ‘milanista’ sono seguiti gli applausi e la stima del tifo bianconero, anche grazie alla sua ironia e capacità di sdrammatizzare come nel caso dell’ormai celebre ‘fiuu’ dopo l’Olympiakos che in poche ore è diventato un trend topic su Twitter. I meriti di Allegri vanno ricercati anche nel lavoro sui singoli, ad esempio il caso di Alvaro Morata. Arrivato per 20 milioni dal Real Madrid, l’investimento più importante degli ultimi anni, è partito ad handicap a causa di un infortunio. Allegri ha avuto pazienza nell’aspettarlo, nel non buttarlo subito nella mischia per non brucialo dandogli il tempo di adattarsi al calcio italiano. Una pazienza ripagata dai risultati, nel 2015 l’attaccante spagnolo è diventato un punto fermo nello scacchiere tattico dei bianconeri grazie al talento e alla capacità di adattarsi a giocare al fianco di Carlos Tevez. Altro giocatore simbolo dell’ottimo lavoro fatto dal tecnico toscano è Leonardo Bonucci, arrivato alla definitiva consacrazione come uno dei migliori difensori italiani e non solo. Fino allo scorso anno il centrale ex Bari veniva considerato affidabile solo con i due ‘scudieri’ Chiellini e Barzagli al fianco. Oggi Bonucci è un difensore capace di giocare con la stessa efficacia in una linea a 4 ma soprattutto ha acquisito quella sicurezza e consapevolezza che ne fanno uno dei leader dentro e fuori dal campo. Insomma Allegri in meno di dodici mesi si è preso la Juve fino a diventare un punto fermo anche per la programmazione del futuro da parte della società.
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