Attesa per i 200 e la 4x100: il giamaicano vuole arrivare a nove medaglie. "Questa è la mia ultima Olimpiade"

 Il lampo che ha illuminato le notti di Pechino e Londra è stato avvistato anche a Rio. La star più attesa dei Giochi Olimpici non ha tradito. La caccia ai nove ori olimpici di Usain Bolt è iniziata nell'unico modo che il giamaicano conosce: vincendo, possibilmente stracciando gli avversari. La finale più attesa dell'atletica, quella dei 100, è ancora sua. Il Re fattosi divinità non regala quel record che il pubblico gli chiede ad ogni sua apparizione: chiude 'solo' in 9.81, ma tanto basta per confermarsi irresistibile e mettere tutti in fila, a partire dal suo grande rivale Justin Gatlin. L'ennesima finale senza storia.

La strada verso la leggenda, lungo la terza magica tripletta consecutiva, a quel record di nove ori del finlandese Paavo Nurmi e il Figlio del Vento Carl Lewis, in questo momento ha forse più bisogno di risultati che di regalare vero spettacolo ad un pubblico che comunque vada gli tributa standing ovation in ogni angolo del globo. Anche il Re della velocità ha bisogno di dosare le energie: magari studia l'ultimo, spettacolare botto prima di appendere definitivamente le scarpette da corsa al chiodo. Sicuramente vorrà stupire nei 200, la sua distanza prediletta. Fatto sta che la partenza del giamaicano, che in semifinale aveva fermato le lancette su 9.95, non è stata esaltante. Ai 50 metri era ancora in quinta posizione, la corsa macchinosa, il consueto controllo degli avversari prima della solita accelerata. Il solito, micidiale diesel che ha sfornato un tempo tutto sommato 'umano' per gli standard ai quali ci ha abituato. Del resto a Bolt, da otto anni a questa parte, basta davvero il minimo indispensabile per balzare sul gradino più alto del podio. Le facce, a tratti sconsolate, degli avversari inquadrate prima dello start sono profetiche. Forse l'unico, nella calda notte di Rio, a pensare di poter contrastare davvero l'uomo più veloce del mondo era Gatlin: il nervoso americano, però, si è dovuto accontentare dell'argento, rischiando pure di perderlo nel finale, con il tempo di 9'89. Sul podio, alle sue spalle, il canadese Andre De Grasse in 9.91.

Primo atleta a dominare la distanza regina in tre Giochi consecutivi, la corsa di Bolt verso l'eternità prosegue. Messi in saccoccia i 100, il prossimo titolo da difendere è quello dei 200, cui seguirà la staffetta 4×100. "Ancora due medaglie poi diventerò immortale", dice. "Non sono andato così veloce ma sono felicissimo di aver vinto. Lo avevo detto che ci sarei riuscito". E il copione non pare prevedere un destino diverso nelle finali dei prossimi giorni, se ne facciano una ragione i suoi avversari. Che però una notizia buona forse ce l'hanno: "Questa sarà la mia ultima olimpiade", ha infatti confermato il giamaicano. "Forse non mi ritirerò totalmente, ma ho vinto tutto quello che volevo vincere". Trionfi firmati con imprese sovrumane, record incendiari, gesti da fantascienza che scinderanno imprescindibilmente l'atletica moderna in due ere distinte: il prima e il dopo Bolt.

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