Il capoluogo piemontese può contare dalla sua sul fatto di avere già 'in casa' molte delle strutture necessarie
Una suggestione o poco più, finora. Ma qualcosa pian piano nelle stanze dei bottoni si sta muovendo. A venti anni dai Giochi Olimpici che l'hanno fatta scoprire al mondo intero, Torino sta pensando di riprovarci ed entrare in corsa per le Olimpiadi del 2026. A spingere per questo progetto, nell'attesa che le forze politiche si esprimano in merito, ci sono la Camera di Commercio, al lavoro per uno studio sui costi e fattibilità del piano, e alcuni sindaci dei comuni delle valli di Susa e Chisone, che vedono di buon occhio le eventuali ricadute che porterebbe con sé una nuova rassegna a cinque cerchi.
Il capoluogo piemontese può contare dalla sua sul fatto di avere già 'in casa' molte delle strutture necessarie per organizzare i Giochi, aspetto particolarmente caro al Cio che con le novità introdotte da Agenda 2020 ha aperto all'organizzazione di Olimpiadi 'low cost', con la possibilità di disputare alcuni eventi sportivi in una città diversa della sede dei Giochi – da qui nasce la sinergia con Milano e la Valtellina, a sua volta interessata alla manifestazione che verrà organizzata nel 2026 – se non in un'altra nazione, anche se in questo caso una eventuale partnership oltralpe con la Francia è tramontata sul nascere vista l'assegnazione a Parigi dei Giochi 2024.
Al momento in ogni caso ci sono una serie di fattori non trascurabili che frenano una candidatura italiana alle Olimpiadi. A cominciare dalla sessione del Cio, in programma a Milano nel settembre 2019, da cui uscirà proprio il nome della città che ospiterà i Giochi Invernali 2026. Da regolamento infatti il paese che organizza l'assemblea si impegna a rimanere 'neutrale' non sostenendo alcuna candidatura per evitare condizionamenti. In più occasioni però il numero uno del Coni Giovanni Malagò ha ribadito come questo ostacolo possa essere aggirato proprio per il nuovo corso adottato dal Comitato Olimpico Internazionale, meno rigido nel suo atteggiamento anche in virtù dello scarso appeal del recente periodo verso i Giochi, tra rinunce, ritiri in corsa e scelte sempre più ristrette. Per il 2026 infatti si sono già chiamate fuori due potenziali candidate come Stoccolma e Innsbruck, bocciata dopo un referendum popolare.
La Svizzera è pronta a lanciare Sion, l'Austria potrebbe riprovarci con Schladming, nella sua località sciistica più famosa, con il coinvolgimento di Graz e di alcuni impianti già esistenti in Baviera. Senza dimenticare gli Stati Uniti – ipotesi più complicata considerando che i Giochi Estivi del 2028 si terranno a Los Angeles – intenzionati a proporre una tra Salt Lake City e Calgary, città che come Torino hanno già organizzato le Olimpiadi Invernali.
Le difficoltà tuttavia non arrivano solo dal fronte sportivo. Per organizzare i Giochi è necessario, oltre all'ok del Comitato Olimpico, l'appoggio del governo e delle istituzioni locali. In tal senso la data del 4 marzo, giorno delle elezioni politiche, sarà fondamentale per capire se sarà possibile portare avanti un dossier olimpico. Per quanto riguarda il capoluogo piemontese resta poi ancora da capire la posizione di Chiara Appendino, sindaco di Torino in forza al Movimento Cinque Stelle.
Virginia Raggi, appartenente allo stesso schieramento politico, nell'autunno del 2016 si oppose fortemente all'organizzazione delle Olimpiadi, stroncando di fatto sul nascere il progetto Roma 2024. Come potrebbe comportarsi la sua 'collega' nella stessa situazione? Dopo un'assenza di vent'anni, con le edizioni a Vancouver, Sochi, Pyeongchang e Pechino (nel 2022), l'intenzione del Cio comunque è quella di riportare le Olimpiadi Invernali in Europa. E, al netto delle questioni politiche, l'Italia è pronta a fare la sua mossa.
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