Le ragazze arrivate a PyeongChang per sostenere gli atleti del Nord sono finite sotto accusa

Non ci sono solo gli Stati Uniti a contrastare la volontà di riaprire un dialogo con il Nord del presidente sudcoreano. Anche in patria Moon Jae-in deve affrontare polemiche e contestazioni alla sua apertura verso Pyongyang e ai suoi tre giorni trascorsi in compagnia della sorella del leader nordcoreano Kim Jong-un.

Prima deboli lamentele del partito dei conservatori, che continua ad accusare il governo di Seul di aver accondisceso a donare maggiore copertura mediatica al Nord grazie alla grande delegazione che da Pyongyang è arrivata a PyeongChang in occasione dei Giochi. Poi manifestazioni più ardite: oggi alcuni manifestanti hanno dato fuoco alla bandiera nordcoreana davanti al teatro dove si esibiva l'orchestra del Nord, Samjiyon, alla presenza proprio di Moon e Kim Yo-Jong. I due, dal giorno dell'inaugurazione delle Olimpiadi, non hanno mancato di farsi vedere insieme pubblicamente, come a sancire quel dialogo iniziato invece a porte chiuse nell'incontro di sabato

 A far indispettire i meno favorevoli al riavvicinamento sono state però le cheerleader arrivate a PyeongChang per sostenere gli atleti del Nord: sotto accusa sono finite le maschere indossate dalle ragazze durante una delle coreografie alla partita di hockey delle due Coree unite. "È il volto del nonno di Kim, Kim Il-sung, morto 24 anni fa", hanno iniziato a far circolare i detrattori della riappacificazione. Insomma per chi a Seul non ha gradito questa apertura si sarebbe trattato di un atto di propaganda. La polemica è rimbalzata sui siti tanto che è intervenuto direttamente il ministero dell'Unificazione sudcoreano a smentire la notizia. "Dopo aver verificato con un funzionario nordcoreano sul posto è stato confermato che non c'era assolutamente alcun significato (nelle maschere usate dalle cheerleader)", ha fatto sapere il ministero in una nota, in cui si precisa che sarebbe stato impossibile usare l'immagine del leader fondatore del Nord in questo modo. Vestite rigorosamente di rosso con copricapo bianchi le circa 229 ragazze hanno indossato le maschere mentre tifavano per la squadra femminile di hockey su ghiaccio composta da atleti del Sud e del Nord durante l'esordio contro la Svizzera alle Olimpiadi di PyeongChang. La maschera portava l'immagine di un uomo molto simile al nonno di Kim. Nonostante le spiegazioni di Seul la polemica non si è placata perché i sudcoreani ostili alla riconciliazione continuano a definire queste Olimpiadi i 'Giochi di Pyongyang', per la risonanza che la questione Nord sta avendo.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata