Il presidente del Coni: "Non sarà sempre così ma continuiamo a mettercela tutta per arrivare a quel momento il più lontano possibile”

Mai vivere di ricordi, si corre il rischio di non prendere a morsi il presente e voltare le spalle al futuro. Lo insegna ancora una volta lo sport italiano che dopo l’inebriante annata delle Olimpiadi di Tokyo 2021 con quelle 40 medaglie da record (10 ori, 10 argenti e 20 bronzi) non ha smesso di ‘veleggiare’ tra i primi posti nel medagliere mondiale, stilato prendendo in considerazione campionati iridati di oltre 30 discipline presenti ai prossimi Giochi di Parigi. Anche il 2023 conferma infatti lo stato di salute del movimento olimpico nazionale come certificato anche dal bilancio tratteggiato dal presidente del Coni Giovanni Malagò. Nella tradizionale cerimonia dei Collari d’Oro mai si sono consegnati così tanti riconoscimenti (72), nell’anno pre-olimpico, a dimostrazione del buon lavoro fatto.

Torino - Cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Accademico Sportivo 2023/2024, alla presenza del Presidente del CONI Giovanni Malagò
Torino – Cerimonia di Inaugurazione dell’Anno Accademico Sportivo 2023/2024, alla presenza del Presidente del CONI Giovanni Malagò

Allo stesso tempo Malagò sa bene che questi numeri da primato, difficilmente potranno essere superati o eguagliati con la stessa forza d’urto. Ci sono favole che rischiano di dissolversi ma come ha sottolineato lo stesso numero uno del Coni si farà il possibile per tenere sempre viva quella luce che ci pone nella top ten mondiale. Il 2023 si chiude con 19 discipline su 34 con almeno un azzurro sul podio iridato (con 75 medaglie complessive di cui 20 d’oro), senza contare i successi ottenuti nel tennis con la vittoria storica in Coppa Davis, il bis iridato di Pecco Bagnaia in MotoGp, il record dell’ora femminile nel ciclismo e i successi che lo sci azzurro al femminile continua a regalare. “Il bilancio è sotto gli occhi di tutti. Vinciamo medaglie e siamo competitivi in tantissime discipline. Il nostro è un Paese multisportivo e questo ci riempie d’orgoglio. Certo si ricomincia sempre da capo ma è questo il bello dello sport, se si è andati male ci si può rifare, nel caso opposto c’è da riconfermarsi ai vertici”, ha dichiarato Malagò nella sua analisi del 2023. Ogni anno un record, quanto di meglio per avvicinarsi all’anno olimpico con il pieno di ottimismo ed entusiasmo pur restando con i piedi ben piantati a terra, consapevoli di quanto i Giochi nascondino trappole, imprevisti e incertezze. Perché prima o poi – fa intendere lo stesso Malagò – la curva inizierà a scendere. “Sono un grandissimo ottimista, quasi incosciente. E penso di essere anche discretamente coraggioso. Però non sarà sempre così, continuiamo a mettercela tutta per arrivare a quel momento il più lontano possibile”, ha aggiunto il presidente del Coni che guarda a Parigi puntando comunque sempre in alto.

Caccia a nuovi record? Sì, ma prima dobbiamo qualificarci altrimenti non avremo le chance per ottenerli: siamo a 97 atleti qualificati, vogliamo arrivare tra i 300 e 350. Vediamo quante squadre riusciamo a portare a Parigi. Adesso cominciano le qualificazioni della pallanuoto. Poi sarà la volta delle squadre del volley. Abbiamo diverse altre discipline che se la possono giocare. Nella scherma due squadre sono già passate, altre due sono molto vicine. Ci sono poi le ‘Farfalle’ della ginnastica ritmica, che non è considerata una squadra, ma secondo me è per antonomasia ‘La Squadra’. In generale siamo molto competitivi”. Malagò non si sbilancia sul numero di medaglie che l’Italia può conquistare a Parigi (“A quanto possiamo arrivare l’hanno calcolato gli altri. Leggo sui giornali proiezioni, però nello sport la matematica purtroppo non è un’opinione”) così come ancora non si esprime sulla scelta del portabandiera, dove ci sono una serie di nomi tra cui in pole quello di ‘Gimbo’ Tamberi, vincitore dell’oro olimpico nell’alto a Tokyo e oro iridato ai Mondiali di Budapest 2023. “Non è serio fare questo discorso a dicembre. Guardate il caso di Sofia Goggia ai Giochi di Pechino. Doveva essere lei la portabandiera, poi si è infortunata ed è stata sostituita. Ci sono da tenere conto questi fattori, sicuramente è rispettoso parlarne in Giunta dove ognuno ha la libertà di esprimersi. Farò le mie proposte, comunque si andrà verso quello che è il rispetto della carriera olimpica. Questo aspetto è sempre stato un mantra, un qualche cosa che ha fortemente regolato le mie scelte. E non si sottovaluti anche il fatto che il Cio suggerisce, e questo lo fanno quasi tutti i grandi Paesi sportivi, di rispettare la parità di genere”.

Battere il record delle Olimpiadi di Tokyo

Tornando al tema di partenza il sogno è di fare meglio delle Olimpiadi di Tokyo ed è fuori discussione l’impegno di tutti. E non è mistero che tutto il movimento si aspetti di più da quelle discipline che in Giappone non ottennero i risultati sperati, come ad esempio la scherma. Cogliere i frutti di un lavoro che appartiene ad ogni singola federazione è l’obiettivo comune. Così come unitaria è la spinta per allestire nel 2026 i Giochi invernali più belli di sempre. L’anno che sta per dissolversi è stato caratterizzato per mesi dalla questione della pista di bob. Dopo l’asta andata deserta per ‘riattivare’ la storica pista di Cortina (a causa della complessità del progetto, dell’urgenza e delle risorse limitate), il Cio spinge da mesi per una soluzione estera per avere una pista esistente e funzionante, il Governo invece rilancia affinché si trovi una soluzione italiana (Cortina oppure Cesana). A breve la decisione. “Se sei un italiano gridi allo scandalo e hanno ragione perché non si conosce la realtà che c’è oggi a livello internazionale. Se sei un italiano e uno sportivo che pratica questa disciplina è giusto, tutti vogliamo realizzare una pista in Italia. Se sei un italiano, come lo sono io che vivo di patriottismo e fiero del mio paese, altrettanto. Poi ti devi estrapolare da queste situazioni e devi guardare a quello che sta succedendo nel resto del mondo. Lì questi discorsi non si fanno più. I tornei di Coppa Davis sono itineranti, i mondiali e gli Europei di calcio sono in una, due, tre o quattro nazioni, tre o quattro continenti, i campionati del mondo di pallacanestro o di pallavolo, le competizioni acquatiche sono in più Paesi. Dappertutto questa situazione tiene conto di quello che è la realtà organizzativa e delle venues. Detto questo, se c’è uno spiraglio ci stiamo provando, a una decisione che giustamente è stata presa dalla comunità internazionale che non parte dall’Italia, parte dal 1960 dai Giochi di Squaw Valley (edizione nella quale gli organizzatori rimossero il bob dal programma olimpico ritenendo di non poter giustificare i costi di costruzione di una pista per solo poche nazioni concorrenti, ndr)” – ha spiegato Malagò – Noi siamo molto felici di aprire questo uscio e trovare una soluzione. Fateci lavorare. Per il resto invece mi dispiace perché per Milano-Cortina le cose stanno andando decisamente non solo molto meglio ma molto bene. Anche sotto il profilo del prestigio e dell’immagine con aziende che investono su di noi”. Il 2024 ha già bussato alla porta. Ma il 2026 non è affatto lontano.

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