L'ex martellista a LaPresse: "Ai Giochi andiamo con ambizioni molto alte"

Prime Olimpiadi della storia con la parità di genere a Parigi 2024. Stessa quota di partecipanti grazie anche al numero delle discipline e alla struttura delle gare miste, che sono andate a bilanciare la quota di atleti donne e uomini in 10 anni. Un traguardo voluto dal Cio che segna un’epoca e che non poteva non essere sottolineato favorevolmente dal vicepresidente vicario del Coni, Silvia Salis, due Olimpiadi e tre mondiali nella sua carriera da atleta come martellista prima di rivestire i ruoli dirigenziali. La strada però, secondo la numero 2 del Comitato olimpico italiano, è all’inizio, e la ‘gender equality’ solo un primo passo. “Il percorso sulla parità di genere l’ho vissuto anche un po’ sulla mia pelle, quando ho iniziato a lanciare il martello non era prevista per le donne questa disciplina alle Olimpiadi e poi lo è diventata dalle olimpiadi di Sydney – spiega Salis a LaPresse – . Questo processo sta ancora avvenendo, c’è ancora tanta strada da fare, ma diciamo che già trovare una parità nella pratica di altissimo livello ci fa capire che le cose stanno cambiando. Non così velocemente perché non stanno cambiando in maniera soddisfacente per quello che riguarda gli aspetti dirigenziali e i ruoli tecnici. Ma noi siamo qua per far parte di questo cambiamento”.

“Cio sempre più attento a questo tema delicato”

Per Salis a favorire l’accelerazione del processo sono una serie di fattori. “Sicuramente una mediaticità diversa dello sport. Inoltre, vedere donne che vincono in discipline non associate all’universo femminile ha creato un’ispirazione anche per tutte le bambine che magari si sentono più rappresentate da uno sport piuttosto che da un altro. E questo negli anni ovviamente ha cambiato il numero di praticanti e quindi anche gli effetti sul vertice. Per quanto riguarda invece gli altri ruoli stiamo ancora lavorando – spiega Salis -. Il Cio come altri organismi internazionali nel mondo è sempre più attento a questo tema delicato, perché comunque ha una visione globale e sa dove sta andando il mondo. Io credo che sarebbe importante per questo Paese vedere come si comportano i grandi organismi internazionali per capire quali sono le tendenze. Non dico anticiparle ma neanche arrivare vent’anni dopo. Quindi da prendere esempio. Quelli saranno i temi dei quali ci dovremo occupare come urgenza fra qualche anno. Sarebbe bello non farli diventare un’urgenza”.

“A Parigi andiamo con ambizioni molto alte”

In questa visione ampia dello sport che fa da apripista anche per la coniugazione di nuovi linguaggi della società, Salis non si fa certo spaventare dal nuovo che avanza, come ad esempio lo ‘sdoganamento’ dei videogames nel consesso olimpico (dal 2025 ci saranno le prime Olimpiadi di Esports). “Anche in questo il Cio è nel futuro, bisogna pensare che i grandi cambiamenti della storia sono sempre stati in tutti i settori accolti con scetticismo all’inizio, c’era chi diceva che un computer non sarebbe mai potuto essere più piccolo di una stanza e adesso ce l’abbiamo in un orologio, in un telefono. Questo ci deve far pensare che quando arriva un cambiamento bisogna farne parte e non guardarlo da fuori perché quel cambiamento se lo guardi da fuori poi ti porta via”. Dal futuro al presente guardando a dove l’Italia a questi Giochi vuole andare. Superare le 40 medaglie di Tokyo non è certo un obiettivo segreto “e noi abbiamo lavorato per quello, così come le federazioni. I ragazzi stanno bene, il clima che c’è è del tutto ottimistico, per cui noi partiamo con grandi ambizioni. Chiaramente il nostro obiettivo è fare sempre meglio, non partiamo per fare meno. Poi ci sono anche gli altri, ovviamente come in tutte le cose della vita, ma noi andiamo lì con ambizioni molto alte”. E con l’obiettivo di lasciare un segno anche in prospettiva futura.

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