Tutto il mondo italiano della vela e anche i meno appassionati di boline e strambate si stringono attorno al messaggio del 'capitano' azzurro pronto a dare battaglia

“Non abbiamo niente da perdere, possiamo solo vincere”. La forza e la carica di un team che sogna l’impossibile, è condensata nelle poche parole di Max Sirena, lo skipper e il team director di ‘Luna Rossa’ a caccia di un posto nella storia. A poche ore dalla sfida contro Emirates New Zealand che da formidabili ‘Defender’ mettono in palio la prestigiosa America’s Cup, tutto il mondo italiano della vela e anche i meno appassionati di boline e strambate si stringono attorno al messaggio del ‘capitano’ azzurro pronto a dare battaglia a Auckland, sulle acque del golfo di Hauraki. Il monito che ha trasmesso alla squadra nel corso della riunione che prevede la prima regata della competizione velica più ambita al mondo, è di quelli che lasciano il segno e colpiscono l’anima di un’intera squadra. “Affronteremo un team che ha dimostrato di essere uno dei migliori al mondo degli ultimi 35 anni. Mi sento più fiducioso di tutte le altre volte che ho corso contro di loro”, ha aggiunto dispensando ottimismo, energia, fiducia e quel pizzico di baldanza che serve quando la sfida si fa dura. Nel team italiano c’è la voglia di cancellare il pesante 7-0 subito nella finale del 2000 e sono in molti a credere, dagli addetti ai lavori agli scommettitori, che anche in questa edizione il risultato potrebbe non essere diverso. “Ad essere onesti non lo sappiamo. C’è già molta gente sicura del risultato finale. Sappiamo che sono veloci perché abbiamo navigato contro di loro più di due mesi fa. Tutto quello che posso dire è che daremo tutto”, ha aggiunto Sirena. Tutto, fino all’ultimo refolo di vento.

Dall’altra parte, a casa dei kiwi, si respira un’aria che appare più rilassata, ma solo apparentemente. Essere favoriti può diventare un fardello che si porta dietro il peso della responsabilità. E gestirla non è poi così semplice. “Noi ci siamo davvero concentrati sull’aspetto della velocità. Abbiamo fatto tutto il possibile per ottenere il pacchetto più veloce e negli ultimi tempi il nostro obiettivo è stato quello di assicurarci di non avere enormi svantaggi”, ha dichiarato il timoniere di Team New Zealand, Peter Burling. Per i ‘defender’ la velocità sarà la chiave di volta della sfida e su quello hanno lavorato per mesi. “Con chiunque parli delle regate dell’America’s Cup ti dirà che se non sei abbastanza veloce, non sei in gara”, ha fatto sapere Burling. E da settimane ormai si ripete che il defender neozelandese abbia una barca più veloce dello sfidante italiano e che negli allenamenti nel Golfo di Hauraki, all’aumentare del vento la barca Te Rehutai dei Kiwi abbia raggiunto velocità straordinarie, anche superiori ai 60 nodi (111 km/h). “State sognando”, ha replicato Burling, provando a smuovere le acque. Dopo giorni di schermaglie verbali e pretattiche sarà solo il campo di regata a svelare le prime verità. Le due regate di esordio da disputare a partire dalle 4 di notte ora italiana di mercoledì inzieranno già a svelare parte del mistero.

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