Le storie di Andre Pallante e Miles Mastrobuoni, che hanno giocato l’ultimo mondiale con la maglia dell’Italia

La scelta di Paolo Banchero, superstar italoamericana del basket Nba, di rappresentare la nazionale a stelle e strisce invece di quella azzurra ai prossimi mondiali, è stata una doccia fredda per gli appassionati dello sport tricolore. Ma la storia recente degli sport americani ha dato anche molti esempi di atleti che hanno fatto una scelta diversa: giocatori nati negli Stati Uniti che hanno indossato nelle competizioni internazionali la maglia dell’Italia in onore alle proprie origini. La maggiore dimostrazione di questo fenomeno si è vista nel baseball: nel World Baseball Classic, il mondiale professionistico giocato lo scorso marzo, una nazionale azzurra composta in larghissima prevalenza da ‘Paisà’ italoamericani ha ottenuto un sorprendente risultato qualificandosi ai quarti di finale e perdendo solo contro il Giappone, che poi si sarebbe laureato campione.

“Un’esperienza speciale”

Due di loro, Andre Pallante e Miles Mastrobuoni, hanno parlato con LaPresse dell’esperienza e del loro attaccamento alla maglia azzurra, in occasione delle partite di Major League giocate a Londra il 24 e il 25 giugno dalle loro squadre, rispettivamente i St. Louis Cardinals e Chicago Cubs. “Quando nel 2021 mi hanno chiamato per chiedermi se volessi giocare il Wbc con l’Italia ero davvero emozionato, e i miei genitori erano fuori di sé dalla gioia”, ha raccontato Mastrobuoni, che quest’anno ha giocato in 29 partite con i Cubs. “L’eredità culturale italiana significa molto nella nostra famiglia, e un’esperienza come questa è stata davvero speciale”, ha aggiunto, sottolineando: “Penso di parlare per tutta la squadra nel descrivere l’orgoglio che abbiamo avuto vedendo quanta gente ci seguiva e incoraggiava dall’Italia”.

Alla scoperta delle proprie origini

Per Pallante, invece, indossare la maglia azzurra è stata un’occasione per riscoprire e approfondire il proprio legame con l’Italia. “L’esperienza ha fatto sì che io e la mia famiglia volessimo saperne di più sull’Italia e scoprire quanto più possibile sulle nostre origini: per questo ci torneremo, una volta che sarà finita la stagione”, ha detto il lanciatore 24enne, al suo secondo anno con la maglia dei Cardinals. Ha raccontato anche di aver ricevuto una visita di un tifoso italiano al Busch Stadium di St. Louis: “Ho apprezzato molto il sostegno, gli ho regalato un souvenir autografato”, ha detto.

Verso il World Baseball Classic 2026

La partecipazione al Wbc, che era stata preceduta da un raduno di una settimana in Italia lo scorso novembre con cui la Federazione Italiana Baseball Softball ha creato un forte legame tra i componenti del gruppo e fatto scoprire a molti di loro l’origine delle proprie famiglie, ha lasciato nei due giocatori un’ottima impressione: entrambi non hanno esitato quando gli è stato chiesto se parteciperebbero anche al mondiale del 2026. “E’ sicuramente nei miei piani”, ha detto Pallante. “Dopo un’esperienza straordinaria come quella, tornerei sicuramente”, gli ha fatto eco Mastrobuoni, aggiungendo: “Se si presenterà l’opportunità e le tempistiche saranno quelle giuste, mi piacerebbe anche fare delle partite in Europa con la Nazionale”.

Ma i racconti di chi ha partecipato al Classic con l’Italia hanno colpito anche chi, quest’anno, alla manifestazione non c’è potuto essere. Come Matthew Liberatore, tra i giovani lanciatori più promettenti della lega: a marzo non aveva potuto vestire l’azzurro perché il mondiale era in concomitanza con il ritiro prestagionale dei Cardinals, e lui si stava giocando un posto in squadra. “Senza dubbio, però, in futuro mi piacerebbe scendere in campo con l’Italia: è un qualcosa da prendere in considerazione”, ha dichiarato.

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