L'evento dello Yacht Club di Monaco vede protagonisti gli ingegneri del futuro e la nautica sostenibile

Sono cinque le università italiane che partecipano all’undicesima edizione della Monaco Energy Boat Challenge: Università di Bologna, Università degli Studi di Messina, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino e Università di Genova. L’evento, organizzato dallo Yacht Club de Monaco, vede protagonisti gli ingegneri del futuro e la nautica sostenibile. Fino al 6 luglio oltre 450 studenti di oltre 40 università del mondo (25 Paesi tra cui Italia, Francia, Paesi Bassi, Portogallo, Grecia, Germania, Svezia, Croazia, Polonia, India e Cile) avranno l’occasione di presentare e testare i loro progetti nel Principato. Tre le categorie: Energy Class, Solar Class e Open Sea Class. L’Italia trova largo spazio nella Energy Class. In questa categoria lo Yacht Club mette a disposizione dei team lo stesso progetto dello scafo di un catamarano: ai partecipanti resta da progettare la cabina di pilotaggio e un sistema di propulsione efficiente utilizzando una fonte di energia rinnovabile a scelta.

Il Team UniBoat dell’Università di Bologna

Il team UniBoat dell’Università di Bologna, quest’anno formato da 35 studenti, dopo avere vinto la competizione negli ultimi tre anni, si prepara a una sfida impegnativa. “Il progetto principale– spiega Nicolò Bascetta, 23 anni – è quello di un nuovo sistema propulsione, che è stato totalmente progettato e realizzato da noi tranne la parte di motore vera e propria. Abbiamo cercato di aumentare la potenza generata dall’imbarcazione incrementando la tensione a bordo e questo ha rappresentato una grande sfida sia dal punto di vista dell’energia sia dal punto di vista di implementazione di sistemi che erano già presenti in precedenza, come nel caso della fuel cell“.

Il Ritorno del Politecnico di Milano

Dopo l’anno scorso, in cui non erano riusciti a gareggiare, tornano fiduciosi, per la terza volta, sulle banchine dello Yacht Club gli studenti del Politecnico di Milano. “Il nostro progetto – racconta Gianluca Casella, 24 anni – è costituto da un powertrain formato da una batteria agli ioni di litio e una fuel cell a idrogeno. Abbiamo un cockpit monoscocca in carbonio in cui immagazziniamo i dispositivi elettronici ed elettrochimici. Quest’anno abbiamo fatto tanti passi avanti in termini di organizzazione nostra interna, siamo contenti di come abbiamo lavorato e siamo fiduciosi”.

L’Esordio del Politecnico di Torino

Esordio invece per il Politecnico di Torino che, con una squadra di 12 studenti, dopo avere partecipato da ‘visitor’ ai tech talk di due anni fa, scende in acqua e prende parte alla competizione: “Il nostro obiettivo – dice Mauro Bonfanti, 32 anni – era di presentare un’imbarcazione full elettrica così da evitare le problematiche relative all’idrogeno e quindi una soluzione sicura che fosse al tempo stesso competitiva. L’obiettivo più ampio non è solo di testare l’elettrico in un ambiente nautico ma anche di farne un gemello digitale: una copia numerica che non solo copia l’andamento e le caratteristiche della barca quando è in funzionamento, ma riceve informazioni in tempo reale, evolve, apprende e poi fornisce dei feedback”.

Il Progetto dell’Università di Genova

Punta a migliorare e a sviluppare il progetto dell’anno precedente l’Università di Genova: “Siamo circa una trentina di studenti – afferma Matteo Villa, 24 anni – in tre divisioni: una sottocategoria navale, una elettrica e una elettronica. Dietro abbiamo un gruppo di dottorandi e professori che ci danno una mano”. Il progetto “parte dall’anno scorso e l’obiettivo – ricorda la pilotessa del team Camilla Poggi, 22 anni – era di ottimizzare e sviluppare il risultato. Parliamo di propulsione motore elettrico, pannelli solari per un po’ di ricarica delle batterie. Siamo abbastanza soddisfatti sia a livello di velocità di punta sia a livello di autonomia”.

Il Progetto ‘biomimetico’ dell’Università di Messina

L’Università di Messina sceglie di prendere spunto dalla natura: “Il progetto parte dalla biomimesi – sottolinea Giuseppe Brando, 24 anni – cioè studiare la natura e poi andare a progettare con il design. La nostra imbarcazione ha le sembianze di un pesce volante per la superficie dei pannelli solari e la struttura. L’altra cosa importante è la digitalizzazione: abbiamo inserito dei sensori a bordo perché per noi è un laboratorio mobile per andare a studiare il mare e poi prendere quei valori e progettare altre imbarcazioni”. Il team è composto principalmente da studenti di scienze della tecnologia della navigazione ma anche da ingegneri industriali e altri dipartimenti: “Il nostro obiettivo è di portare il nome della città di Messina anche attraverso la digitalizzazione del mare”, conclude.

Gli eventi della settimana

Durante la settimana si susseguiranno una parata, prove in mare, gare di velocità, regate di flotta, un E-Boat Rally e test di resistenza, manovrabilità e slalom, ma anche conferenze e job forum.

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