Running, dopo Boston anche New York e Chicago al fianco delle neomamme

In una dichiarazione a LaPresse, la New York Road Runners - organizzatrice della maratona della Grande Mela -  "si impegna a sostenere le donne che corrono e rimuovere le barriere"

Dopo la maratona di Boston, anche New York e Chicago annunciano un aggiornamento delle proprie policy per permettere alle donne che dopo l’iscrizione alla gara restano incinta di rinviare la propria partecipazione all’anno successivo. Del ruolo delle donne nell’atletica negli ultimi anni se ne è parlato molto, sia per quel che riguarda la partecipazione sia per le difficoltà nella tutela della maternità. Nel 2019 la velocista plurimedagliata Allyson Felix disse addio al suo sponsor, la Nike, che voleva ridurle il contratto dopo la gravidanza. Grazie alla sua protesta, cui si unirono altre atlete, la società ha rivisto i propri contratti, cancellando per un anno la regola di performance requirement per tutte le professioniste che mettono momentaneamente in pausa la propria carriera a favore della famiglia. Pochi giorni fa un’altra futura mamma ha ottenuto una nuova vittoria: dopo la protesta lanciata sul web, la maratona di Boston permetterà alle atlete in attesa o che hanno partorito da poco di rimandare la propria iscrizione alla gara all’anno successivo. A sollevare il polverone è stata una runner londinese, la 34enne Fiona English, che sul suo profilo Instagram ha scritto una ‘lettera aperta’ agli organizzatori della maratona, spiegando di essersi allenata duramente per ottenere, lo scorso aprile, il tempo di qualifica che dà diritto all’iscrizione alla competizione e di essere rimasta incinta, con il termine per la nascita del bimbo a pochi giorni dal via della gara. Così ha provato a rinviare la sua partecipazione contattando la Boston Athletics Association ma ha scoperto che l’assicurazione che aveva sottoscritto per cautela non era valida nel suo caso. E dunque avrebbe dovuto ripagare l’iscrizione, ottenere nuovamente il tempo richiesto in un’altra maratona e ritentare ancora.
 
Mentre altri grandi gare come Berlino e Londra – anch’esse appartenenti al circuito delle World Marathon Majors – hanno già negli scorsi anni deciso di venire incontro alle neomamme, conservando il loro posto per l’edizione successiva, Boston non aveva fatto nulla del genere. E dire che la maratona più antica del mondo è stata la prima a veder schierate le donne, sia pure sotto mentite spoglie: nel 1966 Bobbi Gibb, l’anno dopo Kathrine Switzer. Il post di Fiona ha avuto però un tale successo di condivisioni da parte di altre atlete da convincere la Boston Athletic Association a intervenire, modificando il proprio regolamento. “Le donne che sono iscritte a una delle nostre competizioni e vogliono mettere su famiglia potranno farlo, senza rinunciare alla possibilità di partecipare a un evento organizzato dalla BAA”, ha affermato Jack Fleming, presidente e amministratore delegato dell’organizzazione. “Boston è il sogno di tanti corridori, avere ora creato percorsi che consentano alle donne in gravidanza e dopo il parto di non rinunciare è trasformativo – dice Fiona a LaPresse – Non vedo l’ora di essere lì nel 2024 con il mio bambino che mi incoraggia a bordo strada, e attendo con ottimismo che New York, Chicago e Tokyo annuncino politiche simili”.
 
In una dichiarazione a LaPresse, la New York Road Runners – organizzatrice della maratona della Grande Mela –  “si impegna a sostenere le donne che corrono e rimuovere la barriere, per consentire la piena partecipazione e il successo delle madri nello sport. Le runner che si registrano per la TCS New York City Marathon 2023 e rimangono incinta prima del giorno della gara e scelgono di non partecipare alla gara potranno rimandare all’edizione 2024 contattando il team Runner Services della NYRR”. L’organizzazione, aggiunge, “pianificherà di condividere gli aggiornamenti alla politica di differimento per gravidanza nei prossimi mesi”. Un’apertura simile arriva anche da Chicago: “Stiamo lavorando all’aggiornamento delle nostre policy per le partecipanti in gravidanza e che hanno partorito da poco per l’evento del 2023, adeguando le politiche di cancellazione standard dell’evento – ci dice il direttore della comunicazione, Alex Sawyer-  Il nostro obiettivo è condividere queste novità con i partecipanti e la community nei prossimi mesi”. Nessuna risposta invece dagli organizzatori di Tokyo, ugualmente interpellati sul tema.
 
E in Italia? Abbiamo provato a sentire gli organizzatori delle principali gare dello stivale. “In oltre 20 anni di carriera non mi ricordo mi sia mai capitato di ricevere richiesta di posticipo causa maternità, ed in effetti mi stupisce un po’ la cosa” risponde il direttore della Milano Marathon, Andrea Basso, interpellato da LaPresse. “L’iniziativa di Boston Marathon mi sembra comunque interessante. Noi non abbiamo una policy particolare al riguardo, per noi l’iscrizione non è posticipabile in nessun caso – spiega –  Diamo la possibilità di stipulare un’assicurazione facoltativa che consente il rimborso in caso di impossibilità a partecipare. In linea di principio, non credo che avrei problemi a derogare se ricevessi una richiesta di questo tipo, e magari in futuro potremmo anche pensare di inserirlo in regolamento. Anche se ovviamente si potrebbe obiettare perché in caso di gravidanza sì e in caso di infortunio no? Qual è la differenza?”. Dalla Capitale, gli organizzatori della Run Rome The Marathon assicurano che “come già effettuato anche nell’edizione 2022, se arrivassero delle richieste da parte di mamme in neo-attesa si accorderà senza problemi lo spostamento in maniera gratuita all’edizione del prossimo anno 2024.

L’anno scorso era capitato in un paio di casi, per il 2023 ancora nessuna richiesta”, osservano, spiegando che  “a differenza di Boston o altri eventi non abbiamo pensato a una campagna comunicativa in questo senso, ma senz’altro come detto saremo sensibili all’argomento. Per questa edizione, essendo il 19 marzo, sicuramente prevediamo nelle prossime settimane una comunicazione sul legame papà-figli”.