Un numero impressionante se si pensa che nell'ultima edizione pre-Covid, il 2019, erano 900, meno della metà
“Abbiamo un percorso che potremmo definire mediocre, ma la tradizione conta molto e la gente viene da tutto il mondo”, dice a LaPresse Luciano Duchi, che questa gara l’ha inventata quando, responsabile della cassa di risparmio bancaria di Roma, la organizzò per la prima volta su una distanza di 28 km . “Non nasceva come grande evento, la gente che correva era poca, veniva presa in giro – ci racconta – ma proposi il progetto e piacque all’ufficio pubblicitario della banca che ci diede 5 milioni per organizzare un evento che coinvolgesse oltre agli agonisti anche scuole, dopolavori. Era un altro mondo, l’età media era di 30-31 anni, oggi è tra i 44 e i 55, ci sono molti più amatori. Si correva in mezzo al traffico, non c’erano i chip per rilevare i real time: all’inizio c’erano i cronomestristi della Fidal, poi ci inventammo gli ‘imbuti’ all’arrivo in cui incalanavamo gli atleti e registravamo il numero di pettorale. Qualcuno tagliava: nel 1978 avevamo già una specie di tilt ma un dipendente della Banca commerciale italiana barò e arrivò primo, mandando tutto in tilt. Un anno invece decidemmo di far partire prima tutte le donne: quando arrivarono i top della gara maschile ci fu un ingorgo, un’atleta fu letteralmente travolta da un keniano”. Intoppi a parte, Roma Ostia funziona e cresce. Nel 1995 Duchi diventa presidente della maratona capitolina, “c’era Mediaset in campo fece cose pazzesche, un anno alla partenza avemmo Ambra Angiolini e le ragazze di Non è la Rai. Nel 1999 non ci fu la Roma Ostia ma la mezza maratona Roma Urbs Mundi, però la gente c’era affezionata, mi chiamò Rutelli e mi disse ‘Dobbiamo rifarla’“.
Dietro le quinte c’è già Laura Duchi, dal 2008 presidente del gruppo sportivo bancari Romani e race director della gara: “a un certo punto abbiamo capito che la gestione familiare non riusciva più a contenere tutte le esigenze della gara, con il crescere dei numeri abbiamo dovuto standardizzare i processi e farla diventare ‘un’impresa’, con professionisti che la portassero avanti insieme a noi. Da qui l’accordo con Rcs Sport ed Eventi, fondamentali sulla ricerca di partner e sulla comunicazione”, ci spiega. Alla Roma Ostia lavorano tutto l’anno tre persone: nei giorni dell’evento ci sono 350 volontari per il percorso, 50 del comitato organizzatore, 150 al villaggio cui si aggiungono circa 100 della protezione civile che contribuiscono a sorvegliare il percorso di gara. “Quello che a un certo punto ho capito e su cui ho deciso di investire – è che bisognava puntare sulla modernizzazione e la digitalizzazione. Altre gare sono rimaste uguali a se stesse, noi abbiamo provato a cambiare”. La parte digital, esplosa negli ultimi anni, è stata fondamentale: “l’organizzazione è rimasta quella, migliorando e affinando alcune cose, ma è anche grazie al passaparola sui social che oggi abbiamo circa 2mila runner stranieri, molti da Francia e Inghilterra”.
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