I Nuggets si sono imposti 4-1 sui Miami Heat, il serbo Nikola Jokic è stato nominato Mvp
Ha dovuto aspettare 47 anni Denver per far festa, ma alla fine il titolo Nba è finito davvero in Colorado. I Nuggets sfruttano a dovere il primo match point in casa e piegano Miami 94-89 al termine di una partita tiratissima che vale il 4-1 nella serie. Ancora una volta è Nikola Jokic, premiato senza discussioni con il titolo di Mvp delle Finali Nba, a trascinare al successo la sua squadra, con 28 punti e 16 rimbalzi. Agli Heat non sono bastati i 21 punti della loro stella Jimmy Butler, in ombra per tre quarti abbondanti per poi scatenarsi nell’ultimo periodo, con 13 punti di fila ma anche con una sanguinosa palla persa nel finale punto a punto.
Denver, che pure aveva fallito 20 delle prime 22 triple della sua partita, è riuscita così a risalire la corrente e a trionfare per la prima volta nella storia. Nonostante la scarsa abitudine a giocare questo tipo di gare, il successo dei Nuggets non stupisce. Miglior squadra della Western Conference nella regular season, con il miglior giocatore dell’ultimo triennio, il successo dei Nuggets parte da lontano. Da quando, nel 2014, hanno puntato su un centro serbo, chiamato con la scelta numero 41 mentre in televisione andava in onda la fascia pubblicitaria con lo spot di un burrito. Da allora il ‘Joker’ ne ha fatta di strada: da scommessa è diventata promessa, da promessa è diventata certezza, da certezza è diventata stella. Ha messo su muscoli, adeguandosi agli standard e alla fisicità della Lega, senza snaturare il suo gioco e il suo genio. Portando alla fine Denver in cima al mondo.
Attorno a lui coach Michael Malone ha plasmato un gruppo che, con la resurrezione di Jamal Murray, che si è definitivamente ritrovato dopo il grave infortunio del 2021 (rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio e stop di 16 mesi), e l’arrivo di Aaron Gordon come tassello equilibratore tra difesa e attacco, si candida ad aprire un ciclo. “Questo è l’inizio di qualcosa, non la fine del viaggio – sottolinea non a caso l’head coach di Denver – Abbiamo fatto qualcosa che qui non era mai stato fatto, vincere un titolo Nba, ma non siamo soddisfatti“. In questo momento però Jokic, antidivo per eccellenza in un mondo fatto anche di paillettes e lustrini oltre che di talento, vuole solo sentir parlare di vacanze: “È bello, il lavoro e finito e possiamo tornare a casa – le prime parole a caldo dopo aver sollevato il Larry O’ Brien Trophy – Siamo una grande squadra, non abbiamo vinto individualmente ma grazie a chi avevamo al nostro fianco. Ed è per questo che significa di più”. Parole che valgono doppio se pronunciate dal primo giocatore della storia Nba a chiudere i playoff con 600 punti, 269 rimbalzi e 190 assist.
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