Vince per la prima volta il titolo iridato, dopo che per due anni lo scettro è stato custodito da Bagnaia

Prima di trasformarsi in ‘Martinator’ il piccolo Jorge non voleva leggere libri ma solo riviste di moto. E quando a spingere sull’acceleratore è soprattutto la passione, l’inerzia del destino è capace di portare i sognatori molto lontano, fino a diventare campioni del mondo nella classe regina. Jorge Martin entra nella storia del motociclismo prendendosi in MotoGp lo scettro iridato – che Pecco Bagnaia ha custodito per due anni – dopo un testa a testa di alto gradimento emotivo. Si è preso la corona del campione sfidando colui che ha sempre ritenuto più che un rivale un collega da cui imparare il meglio.

Dopo aver sfiorato la vetta nel 2023 quando si inchinò alla rimonta monstre del piemontese e anche alla sua foga agonistica, stavolta ‘Martinator’ (soprannome coniato nel 2018) è arrivato in cima utilizzando le sue doti naturali ma unendo alla spensieratezza e al sorriso una saggezza costruita con l’esperienza e soprattutto con la fame, l’umiltà e il sacrificio di chi è arrivato dal basso. Il piccolo Jorge fu subito notato per il suo talento appena salito sulle minimoto, ma le condizioni economiche dei suoi genitori sembravano spezzare le ali del sogno. “Non ricordo di aver mai fatto con i miei vacanze fuori dalla Spagna”, raccontò mesi fa in una intervista nella quale descriveva le difficoltà in cui versava la sua famiglia.

Papà lavorava in un’industria finanziaria, la madre vendeva cucine e di colpo entrambi si ritrovarono senza un impiego. Era il 2008, la crisi aveva colpito larga parte d’Europa e per quel piccolo genio dei motori sembrava tutto perduto. Finché nel 2011 venne invitato a un evento di selezione della Red Bull MotoGP Rookies Cup, campionato che permette alle famiglie di minimizzare i costi e offre al vincitore dei sussidi economici per correre nel motomondiale. Prese quel ‘treno’ del destino, o meglio la moto, e da allora Jorge non è più sceso di sella potendo dare gas alla sua carriera. Nel 2012 il debutto, secondo nel 2013 e primo nel 2014. Nel 2015 il palcoscenico della Moto3. Viene ingaggiato dal Mapfre Team Mahindra insieme a un pilota italiano, di nome Pecco Bagnaia. Lui con il numero 88, il torinese con il 21. In poco tempo i due compagni di squadra diventano inseparabili, anche fuori dalla pista, e la corsa è lanciata.

Primo podio nel 2016 (in Repubblica Ceca), prima vittoria nel 2017 (a Valencia) e nel 2018 l’anno della consacrazione. In quella stagione fu imbattibile con la Honda, soprattutto in qualifica: undici pole su diciannove gare, un mastino sul giro secco. La cosa impressionante è che quel mondiale Martin lo vinse con un polso messo male. Da lì il termine “Martinator” perché neanche l’infortunio riuscì a fermarlo.Con l’iride in testa, approdò in Moto2 dove restò due anni, prima in Ktm (due podi) e poi con la Kalex (due vittorie). Nel 2021 il grande salto in MotoGp, alla guida della Ducati Desmosedici del team Pramac Racing.

In occasione del Gp di Doha, secondo appuntamento stagionale, conquista la sua prima pole position nella classe regina e conclude la gara al terzo posto. Festeggia il suo primo anno tra i grandi con una vittoria (Gp dei Stiria), un terzo posto in Austria e un secondo a Valencia Nel 2022 gareggia con lo stesso Team e compagno di squadra della stagione precedente. Fa segnare cinque pole position e sale quattro volte sul podio, senza però vincere una corsa, classificandosi nuovamente al nono posto. Per la stagione 2023, Martín rimane legato alla Pramac Racing insieme a Johann Zarco, Come grande novità, la MotoGP introduce le Sprint Race in ogni weekend di gara, al sabato, gara che diventa la sua specialità vincendone 9 su 19. Numeri che sommati ai successi nei Gp tradizionali (4) e a numerosi piazzamenti gli consentirono di giocarsi il mondiale fino all’ultima gara a Valencia, gettando via i sogni i glori nelle ultime due gare ‘lunghe’.

Nel 2024 la musica di Jorge è cambiata. Meno cadute e più cervello prima di tutto. E poi tanta accortezza senza perdere in aggressività e potenza, restando formidabile nella sprint (7 successi contro i tre nella gara lunga), salendo quasi sempre sul podio (32 volte su 39), diventando abile calcolatore quando era necessario, quanto serve per ridurre drasticamente il numero di errori rispetto alla stagione precedente. La differenza con Bagaia che di vittorie ne ha confezionate 11 sta proprio nella sprint: Pecco paga gli 8 zeri nella ‘gara corta’ rispetto ai 4 del rivale. Questi fondamentali gli hanno permesso di guidare la classifica generale per larga parte del mondiale e di mettere continua pressione a Bagnaia anche quando il piemontese dava segnali di risalita.

Il traguardo iridato premia un talento che conosceva il suo destino (nel 2006, ad appena 8 anni, si fece fu fotografare con Valentino Rossi al Circuito Ricardo Tormo di Valencia), che riuscì a resistere alla tentazione di mollare tutto nel 2021 quando subì all’inizio della stagione a Portimao un incidente che gli lasciò conseguenze importanti, sia a livello fisico, come le fratture multiple, che emotivo. Chiuse la stagione da rookie dell’anno a dimostrazione della tenacia di un ragazzo che si porta addosso una quindicina di tatuaggi, tra cui tanti animali a diversi slogan. “Faith” (fede) è uno di questi. E ne aveva tanta anche all’inizio del 2024 quando ha cullato il sogno di approdare alla Ducati ufficiale. Il suo valore non è mai stato messo in discussione ma quella chance non gli venne concessa: gli fu preferito il pluridecorato Marc Marquez come partner di Bagnaia. Allora in estate, accettata la rottura con Ducati, ha sterzato decidendo di sedersi dal 2025 sull’Aprilia (in seguito al ritiro di Aleix Espargaró come pilota titolare) facendo coppia con Bezzecchi. ‘Martinator’ avrà un team a sua completa disposizione, pronto a seguire le sue direttive e a prendersi nuove rivincite. Perché ora sarà lui, il ragazzo che sfogliava solo riviste di moto, il campione da battere. 

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