L’International Swimming League chiama e Londra risponde. Dopo il derby americano che ha consacrato Cali Condors e LA Current, tocca alle squadre europee confrontarsi una contro l’altra nell’ultima tappa del torneo prima della finale di Las Vegas. I London Roar, che hanno impressionato a Budapest e Lewisville chiudendo entrambi i meeting al primo posto, sono pronti a dare il loro benvenuto a Energy Standard, Iron e Aqua Centurions, la squadra di matrice italiana, nella piscina di casa: sarà infatti l’Aquatics Centre – già sold out sia sabato che domenica – a ospitare il derby made in Europe e a rivivere per un weekend le magiche atmosfere olimpiche del 2012.

Il team di stampo britannico dovrà fare a meno della stella australiana Kyle Chalmers, campione olimpico in carica nei 100 stile libero, così come del connazionale Cam McEvoy, ma gli innesti di Duncan Scott, due volte medaglia d’argento in staffetta a Rio de Janeiro nel 2016, e Siobhan-Marie O’Connor, vice campionessa olimpica in carica nei 200 misti, lasciano i Roar abbastanza tranquilli. Anche perché l’obiettivo primario – centrare la finale del 20-21 dicembre – è assolutamente alla portata, considerando che solo un vero e proprio harakiri sportivo (ovvero chiudere al quarto e ultimo posto la tappa in casa) e un concomitante exploit degli Iron priverebbe la squadra inglese del pass per Las Vegas. La ciliegina sulla torta arriverebbe poi in caso di successo sugli Energy Standard, l’altra squadra imbattuta finora in Isl.

Per vedere le prime schermaglie in vasca tra le due probabili finaliste bisognerà attendere la giornata di sabato. Nel frattempo le stelle dei Roar, con Adam Peaty in testa, hanno dato vita a un vivace botta e risposta con 40 ragazzi, di età compresa tra 11 e 17 anni, che fanno parte della Newham and University of East London Swimming Club e che si allenano proprio all’Aquatics Centre. Uno dei segreti del fuoriclasse della rana, primo al mondo a nuotare i 100 sotto i 57 secondi (grazie al 56”88 realizzato quest’estate ai Mondiali in Corea), è il saper “visualizzare” gli allenamenti e le gare a cui partecipa. “Mi piace mettere la cuffia e immaginare la mia gara – ha raccontato ai ragazzi il campione olimpico – Quando ho nuotato a Rio, ho rivissuto la finale più di mille volte, perciò tutto quello che poteva andare storto e tutto ciò che poteva andare bene di quell’evento l’ho immaginato. Per il resto quello che conta è l’allenamento, se ti alleni più duramente degli altri la gara diventa facile”.

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