La pugile, campionessa olimpica a Parigi 2024: "Una volta che ho iniziato a ottenere successo, sono iniziate le campagne contro di me"
Un altro colpo ben assestato ai suoi avversari, soprattutto quelli fuori dal ring. L’algerina Imane Khelif, finita la scorsa estate al centro di una arroventata polemica durante i Giochi dopo il ritiro dell’azzurra Angela Carini e le accuse di essere transgender (poi smentite dal Cio), non rinuncia mai a metterci la faccia e contro la campagna d’odio social nei suoi confronti che non si è mai esaurita e alimentata anche dalle politiche anti transgender di Donald Trump, si rimette i ‘guantoni’ lanciando apertamente la sfida contro l’uomo più potente del mondo.
Khelif: “Non sono transgender. Non vedo l’ora di andare a Los Angeles 2028”
“Cosa dico delle posizioni del presidente americano? Io non sono transgender, la cosa non mi riguarda e non mi intimidisce. Non vedo l’ora di andare a Los Angeles 2028 per difendere l’oro di Parigi“. A muso duro, come quei pugili che si guardano negli occhi faccia a faccia, Khelif alza dunque il tono della sfida in un’intervista alla britannica ITV dopo che il Comitato olimpico internazionale ha annunciato che la boxe sarà inclusa nel programma dei prossimi Giochi.
La conferma dell’arte mobile anche a Los Angeles ha infatti spinto l’algerina a mandare messaggi chiari ai suoi ‘nemici’. “Mi vedo come una ragazza, proprio come qualsiasi altra ragazza. Sono nata ragazza, sono cresciuta come una ragazza e ho vissuto tutta la mia vita come tale”, ha detto Khelif a ITV. “Ho partecipato a molti tornei, tra cui le Olimpiadi di Tokyo e altre importanti competizioni, così come quattro Campionati del mondo. Tutto questo ha avuto luogo prima che iniziassi a vincere e a guadagnare titoli. Ma una volta che ho iniziato a ottenere successo, sono iniziate le campagne contro di me”, ha aggiunto dopo essersi ancora di più fortificata dalle speculazioni internazionali che da mesi le sono piovute addosso circa la sua sessualità.
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Trump ha etichettato Khelif come uomo
Trump ha ripetutamente etichettato Khelif e la sua collega di Taiwan, medaglia d’oro nei pesi piuma, come uomini, nonostante il Cio abbia costantemente difeso entrambe le pugili, squalificate dai campionati mondiali del 2023 organizzati dall’International Boxing Association (sostenuta dalla Russia) che aveva affermato di non aver superato i test di idoneità. Iba messa al bando dallo stesso Cio.
Il mese scorso il capo della Casa Bianca aveva firmato un ordine esecutivo inteso a vietare agli atleti transgender di partecipare agli sport femminili. Ma martedì scorso, un giudice federale aveva bloccato l’esecuzione di un altro ordine esecutivo di Trump per vietare alle persone transgender di prestare servizio militare.
Un ‘braccio di ferro’ legale, cui adesso ha voluto prendere parte indirettamente la stessa Khelif sempre più abile e coraggiosa nel salire sul ring della politica. “Come diciamo in Algeria, chi non ha nulla da nascondere non dovrebbe avere paura. La verità è diventata chiara alle Olimpiadi di Parigi: l’ingiustizia è stata smascherata e la verità è stata riconosciuta dal Cio a Parigi – ha concluso Khelif – Mi considero una ragazza, come tutte le altre. Sono nata donna e ho sempre vissuto da donna”.
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