Il 22enne altoatesino ha vinto in rimonta contro Medvedev con il punteggio di 3-6 3-6 6-4 6-4 6-3

Il predestinato è definitivamente ‘sbocciato’ andando oltre il sogno dopo una maratona iniziata in salita, fatta di sofferenza, speranza ed emozione trasformata poi in gioia profonda e silenziosa. Agli Australian Open Jannik Sinner ha raggiunto la vetta, probabilmente la prima di una lunga serie, passando dallo sprofondo di due set a zero all’estasi della prima vittoria Slam al quinto, dopo una rimonta che soltanto i campioni sono in grado di modellare. In una finale spettacolare, per intensità emotiva e qualità dei colpi, l’altoatesino prima subisce la perfezione di Daniil Medvedev, complice anche una certa emozione e tensione dell’azzurro alla sua ‘prima volta’, e poi risale la corrente con la dote che più lo caratterizza, ovvero la calma e la pazienza aspettando che la tempesta, esterna ed interna, finisca.

Alla fine a galleggiare in acque limpide e gettarsi a terra a pancia in su come un naufrago che ha appena raggiunto la terra promessa è lui, il ‘rosso’ indomabile, capace di vincere con il punteggio di 3-6 3-6 6-4 6-4 6-3 dopo 3 ore e 45′ di battaglia fisica e psicologica, lanciarsi in un sorriso gonfio di orgoglio e andare ad abbracciare tutto il suo staff con cui ha costruito questo capolavoro. Sinner, alla sua prima finale in un Major, diventa il terzo italiano (il quinto in assoluto) ad iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro di uno Slam, ed il primo a riuscirci all’Australian Open. L’ultimo trionfo di un azzurro in uno Slam risaliva a 48 anni quando Adriano Panatta si impose al Roland Garros nel 1976. Cade così un altro tabù. Dopo la vittoria della Coppa Davis, ecco che l’altoatesino regala al Paese un titolo che al maschile mancava da quasi mezzo secolo legittimando la crescita costante di un intero movimento.

Tradito da un servizio che viaggiava sotto il 50% contro l’86 di prime palle in campo del rivale, Sinner ha barcollato e tremato nella prima parte dell’incontro non trovando le misure e mostrandosi lento e a tratti impacciato. Ma nel secondo ‘tempo’ ha avuto la forza di reagire, resettare, lavorare ai fianchi l’avversario aprendo brecce che sono diventate voragini portando il match al quinto contro un giocatore che disputava la sesta finale Slam della carriera ma che non è riuscito a reggere al confronto sul piano fisico. Soffrendo meno nei suoi turni di servizio e sfruttando le energie di Medvedev in calo, Sinner ha preso in mano l’incontro e non se lo è fatto più sfuggire. Il russo, che campione Slam lo è diventato già, nel 2021 a New York (dando la più grande delusione possibile a Djokovic lanciato verso il Grand Slam) a Melbourne era alla sua terza finale, tutte perse (contro Nole nel 2021, contro Nadal nel 2022 o oggi contro Sinner) e per ben due volte dopo essere stato in vantaggio di due set.

L’altoatesino invece fa centro alla prima chance, reggendo all’emozione, alla pressione, agli sguardi innamorati di un’Italia intera davanti alla tv a fare il tifo per il suo nuovo eroe. “E’ una vittoria importantissima, ringrazio tutti quelli che hanno reso questo Slam cosi speciale e il mio team. Cerchiamo di migliorare giorno dopo giorno, di capire le situazioni in modo migliore. E grazie che riuscite a capirmi anche se a volte non è così semplice. L’incoraggiamento e il supporto del pubblico qui è stato eccezionale, mi avete fatto sentire a casa”, sono state le sue prime parole prima di mandare un messaggio profondo sul valore degli affetti concentrando l’attenzione sui suoi punti di riferimento che l’hanno portato a issarsi fin lassù. “Auguro a tutti di avere dei genitori come i miei, mi hanno sempre permesso di scegliere, non mi hanno mai messo sotto pressione anche quando praticavo altri sport. Auguro a tutti i bambini di avere quella libertà che ho avuto io. Non ho altro da dire. Ci vediamo il prossimo anno”. Sinner non dimentica come è arrivato lassù, quanto la libertà di poter essere sempre se stesso abbia segnato per sempre il suo destino. Ora che è arrivato in alto il ‘predestinato’, raggiunta la consacrazione, non vorrà più scendere ma solo continuare a scalare.

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