L'azzurra, lanciatrice del disco, fu colpita con un uovo lanciato da un'auto in corsa a Moncalieri nel 2018
Il 30 luglio 2018 l’Italia conobbe per la prima volta Daisy Osakue. Non per un risultato sportivo ma per un brutto episodio di cronaca. La ragazza, cittadina italiana di origini nigeriane, mentre tornava a casa a piedi nella sua Moncalieri alla periferia di Torino fu vittima di un’aggressione. Un uovo scagliato a tutto velocità da un’auto in corsa colpì in pieno all’occhio l’allora giovane promessa dell’atletica italiana. Un caso che destò molto scalpore. Anche l’allora premier Giuseppe Conte le telefonò per esprimerle la solidarietà personale e del governo per l’accaduto.
Osakue conquista la finale del disco
Oggi l’azzurra torna a prendersi le prime pagine dei giornali, ma questa volta la storia è a lieto fine e riguarda direttamente la sua attività. A Tokyo infatti Osakue ha conquistato a sorpresa l’ingresso nella finale del disco. Un lancio lungo, lunghissimo, fino ai 63,66 metri del record italiano di Agnese Maffei, eguagliato dopo oltre 25 anni di attesa. Ma quel che conta, è che la piemontese ha centrato l’accesso alla corsa per le medaglie 29 anni dopo l’ultima volta di un’italiana (Maffeis fu decima a Barcellona 1992), riportando la bandiera tricolore in una specialità che vanta storici trascorsi per il nostro paese. Osakue è quinta complessiva nella lista di ammissione e lunedì alle 13 italiane (le 20 in Giappone) ha tutta l’intenzione di giocarsi le proprie carte.
“Sono entrata in pedana dicendo: o la va, o la spacca – ha raccontato entusiasta -, mi ripetevo: Daisy devi lanciare con la ‘cazzimma’, senza stare a guardare la tecnica. Però non immaginavo di fare così bene, di entrare in finale alla mia prima Olimpiade, e di eguagliare il primato della Maffeis. Sono felicissima, sto ancora tremando”. Per Daisy infatti è stato un avvicinamento ai Giochi decisamente complesso per un problema di ernia del disco, uno dei più comuni per una discobola. “Ma qui contava il cuore più del fisico”, dichiara. E ora testa alla finale, “dove se possibile voglio aggiungere prima possibile un centimetro alla misura del record”. Sognare non è vietato.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata