Prima di atterrare ha continuato ad inviare foto ad un ritmo di tre al minuto e raccogliere dati
La sonda Rosetta si è "posata" sulla cometa che ha esplorato per due anni, dopo i dieci trascorsi per raggiungerla. E si è spenta, come previsto: appena toccata la superficie del corpo celeste 67P Churyumov-Gerasimenko, la strumentazione ha smesso di trasmettere dati. I tecnici dell'Agenzia spaziale europea (Esa) hanno applaudito quando la missione si è conclusa. In realtà, a quel punto Rosetta si era già posata da circa un'ora nel suo punto di arrivo a 485 milioni di miglia di distanza: i segnali radio impiegano infatti 40 minuti a 'viaggiare' sino alla Terra. Intanto, sulla porta della principale stanza di controllo allo European Space Operations Centre resta un biglietto: "Addio Rosetta! Ci mancherai", dice.
La decisione di provocare "l'impatto controllato" della sonda era stata presa perché la cometa stava portando Rosetta così lontano dal Sole che presto i suoi pannelli solari non sarebbero più stati in grado di produrre sufficiente energia. Paolo Ferri, a capo della missione, ha commentato: "Penso che siamo tutti molto tristi. Dall'altra parte, la fine della missione doveva arrivare. È stato un modo spettacolare di farla accadere e siamo abbastanza sicuri che fosse la cosa giusta da fare".
Mission complete: @ESA_Rosetta's journey ends in daring descent to the comet #CometLanding https://t.co/vRxSZpir4K pic.twitter.com/1yG73DHY0W
— ESA (@esa) 30 settembre 2016
Rosetta aveva raggiunto la cometa il 6 agosto 2014, dopo un epico viaggio di 10 anni. Da allora, con il suo lander Philae, ha trasmesso alla Terra una grande mole di informazioni e immagini, fondamentali per studiare le origini del sistema solare e la vita sulla Terra. La sonda oggi è atterrata nella regione Maat della cometa, disseminata di massi e buche profonde, note per produrre getti di gas e polveri. Nonostante abbia percorso la discesa a soli 1,1 miglia orarie, non era progettata per atterrare e quindi non aveva chance di resistere.
Mentre scendeva, le sue telecamere hanno inviato immagini del luogo dello schianto, al margine di una voragine chiamata Deir El-Medina. Intanto, le sue strumentazioni hanno analizzato polveri e gas vicine alla superaficie. Quando Rosetta era a soli cinque metri dall'impatto, è arrivata l'immagine finale: una superficie irregolare e polverosa, coperta di rocce. Gli scienziati sperano che le fotografie scattate a distanza così ravvicinata aiutino a capire come la cometa, che si pensa sia stata creata dalla collisione di due corpi separati, si sia formata.
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