Nel libro di Cal Newport viene proposta una filosofia per ripensare in modo consapevole il nostro rapporto con la tyecnologia
Il nostro attuale rapporto con le tecnologie in questo mondo iperconnesso è insostenibile. Le società della Silicon Valley hanno sfruttato le più avanzate scoperte della psicologia e delle neuroscienze per tenerci incollati ai loro dispositivi, dando vita alla cosiddetta “economia dell’attenzione”. Come proteggersi? È uscito in Italia Minimalismo digitale, il nuovo libro di Cal Newport edito da Roi Edizioni. Cal Newport è docente di Computer Science alla Georgetown University e da diversi anni studia gli effetti della tecnologia sulle nostre vite. È autore del bestseller Deep Work e scrive abitualmente sulle maggiori testate internazionali.
Quella del Minimalismo digitale è una vera e propria filosofia che ha l’obiettivo di ripensare in maniera più consapevole il nostro rapporto con la tecnologia, imparando a distinguere quali sono le app, i dispositivi o le attività che davvero rappresentano per noi un valore aggiunto, un supporto a ciò che più abbiamo a cuore, e quali sono semplici distrazioni prosciuga-tempo. Il Minimalismo digitale accetta le nuove tecnologie, ma non al prezzo della disumanizzazione.
Il libro, tradotto in 15 lingue, è diviso in due parti. Nella prima parte si esaminano le basi filosofiche del Minimalismo digitale, cominciando da un’analisi dettagliata delle forze che stanno rendendo le scelte digitali di così tante persone sempre più difficili da gestire. La prima parte si chiude con la presentazione del metodo del decluttering digitale, che prevede l’allontanamento da qualunque attività online facoltativa per trenta giorni e che in seguito presenta un graduale reinserimento di un numero ridotto di attività online, selezionate con cura, che possano offrire vantaggi concreti ai nostri progetti o passioni. Nella seconda parte del libro vengono introdotti una serie di consigli pratici, concreti e scientifici, per mettere in atto le idee proposte.
“Le persone sono stanche di sentirsi schiave dei propri dispositivi”, afferma Newport nell’introduzione di Minimalismo digitale. “Questa situazione crea un paesaggio emotivo confuso in cui apprezziamo la possibilità di scoprire su Instagram immagini che per noi sono fonte di ispirazione, mentre al tempo stesso ci innervosiamo perché quest’app invade lo spazio delle ore serali che in precedenza dedicavamo a chiacchierare con gli amici o alla lettura”.
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