Secondo la Cnn è "la più grande crisi nella storia della società" di Zuckerberg

Al via la pubblicazione dei ‘Facebook Papers’, una tegola che si abbatte sul social network e che secondo la Cnn potrebbe rivelarsi “la più grande crisi nella storia della società” di Mark Zuckerberg. Si tratta di migliaia di pagine di documenti interni ottenuti dalla ex manager Frances Haugen, diventata whistleblower, e a cui un consorzio di 17 media statunitensi e un altro di media europei è riuscito ad avere accesso.

I giornalisti hanno potuto analizzarli e si sono concentrati su diversi aspetti, che gettano nuova luce sul social network. Dal modo di affrontare l’assalto al Campidoglio Usa del 6 gennaio, quando Facebook fu colto alla sprovvista mentre diversi gruppi online seminavano discordia, a quando Apple nel 2019 minacciò di ritirare la app di Facebook dal suo store per i timori che la piattaforma venisse usata come strumento per scambio e vendita di colf in Medioriente. Dall’esitazione a tagliare contenuti divisivi in India, in particolare quelli anti-musulmani, alle difficoltà della piattaforma a moderare contenuti in Paesi non anglofoni.

Il consorzio dei ‘Facebook Papers’ continuerà a riferire di questi documenti nei prossimi giorni e settimane, man mano che saranno disponibili. “Facebook ha affrontato whistleblower, tempeste di fuoco legate alla privacy e inchieste da parte del Congresso negli ultimi anni. Ma adesso affronta una combinazione di tutti e tre nello stesso momento in quella che potrebbe essere la crisi più intensa ed estesa nei suoi 17 anni di storia”, sottolinea la Cnn.

Quelli al centro dell’analisi dei giornalisti sono i documenti rivelati da Haugen nel corso di diversi mesi alla Securities and Exchange Commission (Sec), nella versione con nomi oscurati che è stata consegnata anche al Congresso Usa. E la pubblicazione è iniziata nel giorno in cui la stessa Haugen è stata chiamata a testimoniare davanti al Parlamento del Regno Unito, che sta lavorando all’Online Safety Bill per introdurre nuove regole per i social network. “Questo è un momento un po’ come Cambridge Analytica, ma forse più grande, perchè penso che fornisca una vera finestra sull’anima di queste aziende”, ha dichiarato Damian Collins, a capo della commissione parlamentare britannica davanti a cui è comparsa Haugen, riferendosi al caso del 2018 che ha coinvolto la società di data mining Cambridge Analytica, che ha raccolto dettagli su 87 milioni di utenti di Facebook senza il loro permesso.

Haugen ha ribadito quanto già detto diverse volte: che Facebook a suo parere alimenta odio ed estremismo online, non riesce a proteggere i bambini da contenuti dannosi e manca di incentivi per risolvere i problemi. “Indubbiamente, rende l’odio peggiore”, sostiene Haugen. Ma si è anche concentrata sul Regno Unito: ha detto per esempio che i sistemi di moderazione usati da Facebook sono peggiori per le lingue diverse dall’inglese e questo è un problema anche per la Gran Bretagna. Le persone che non parlano inglese “vivono anche nel Regno Unito” e ricevono “disinformazione che è pericolosa, radicalizza le persone”, ha dichiarato.

Gola profonda che passò i primi documenti sul caso Facebook al Wall Street Journal, Haugen è intervenuta alcune settimane fa alla trasmissione ’60 Minutes’ su Cbs e il 5 ottobre ha testimoniato al Congresso Usa. A novembre, inoltre, verrà ascoltata all’Europarlamento. Mentre l’audizione di rappresentanti di Facebook e altri social network al Parlamento britannico è attesa per giovedì. Il ceo di Facebook, Mark Zuckerberg, ha messo in discussione il ritratto stilato da Haugen, di una società che darebbe priorità al profitto rispetto al benessere degli utenti e che alimenterebbe i contenuti divisivi. Ma si è detto d’accordo sulla necessità di aggiornare le regolamentazioni su Internet. E Facebook ha fatto sapere di essere felice che il Regno Unito stia aprendo la strada in questa direzione.

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