Milano, 9 giu. (LaPresse) – “C’era un bambino nel pozzo, questo ci mise addosso una grande pressione, ci portò a correre rischi che normalmente i soccorritori non corrono, come il calarsi a testa in giù, tecnica di norma usata solo per le persone che cadono nei ghiacciai”. Tullio Bernabei è il caposquadra del Soccorso speleologico del Lazio che si calò nel pozzo artesiano dove era caduto Alfredo Rampi, che per tutti divenne Alfredino, il 10 giugno 1981. Per due volte Berbabei si calò nel pozzo a testa in giù, nel tentativo di liberarlo.
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