Anche la diossina è sopra i limiti di tossicità. A breve i primi indagati per disastro ambientale colposo
Dopo l’incendio divampato il 29 luglio che ha coinvolto un impianto di trattamento dei rifiuti nel comune di Ciampino l’Arpa Lazio comunica che i livelli di benzopirene, una sostanza cancerogena, è pari a 94 ng/m3, quando il valore soglia è 1. Anche la diossina è sopra i limiti di tossicità, con valori molto alti all’interno dell’impianto: il valore di 37 pg/ metro cubo quando il limite è tra 0,1 e 0,3. Si tratta di più di cento volte superiore. Le polveri sottili Pm10 continuano a essere sotto i limiti. L’Arpa ha installato due campionatori ad alto volume, strumenti necessari per verificare l’eventuale presenza in aria di sostanze inquinanti come idrocarburi policiclici aromatici, PCB e diossine così come evidenziato nell’immagine seguente: il primo a breve distanza dall’area interessata dall’incendio ed il secondo a circa 600 metri in linea d’aria, posizionato in base alla direzione prevalente del vento durante la fase più attiva dell’incendio.
Ricercatore Cnr: “Benzo(a)pirene sottostimato”
Un valore “altissimo”, secondo Ettore Guerriero, ricercatore del Cnr dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico. “Il benzo(a)pirene è quasi 100 volte il limite massimo presente in ambiente, è altissimo. Bisogna dire che purtroppo il dato è anche sottostimato. Infatti, questo composto è semivolatile e pertanto il suo campionamento solo su filtro è soggetto a perdite di campione soprattutto se in ambiente le temperature sono alte. Inoltre, la normativa europea e anche quella italiana consigliano, in presenza di alte concentrazioni di ozono, un sistema che abbatta l’ozono durante il campionamento altrimenti il benzo(a)pirene si degrada, sistema non disponibile in Italia. Dai dati ARPA Lazio nelle ultime 72 ore le concentrazioni di ozono nella zona coinvolta dalla nube tossica risultano alte (80-110µg/m3).Pertanto il B(a)Py potrebbe essere si più alto, di un 30 e un 100% in più”, ha proseguito l’esperto, intervistato da LaPresse.
Chimico Cnr: “Rischio latte e verdure contaminati”
Non solo, gli inquinanti dopo l’incendio divampato il 29 luglio “stanno colpendo la provincia di Roma, questo potrebbe rappresentare un pericolo perché questi micro-inquinanti organici vengono assunti dalle persone specialmente dagli alimenti, non dalla respirazione. Potenzialmente sono meno pericolosi se cadono sul cemento che se cadono su pascoli e ortaggi che vengono venduti e ingeriti”, spiega ancora Ettore Guerriero. “Questi composti – prosegue – vengono assunti specialmente tramite l’alimentazione”.
Guerriero continua sottolineando come dopo l’incendio di Palermo tutti gli organi pubblici si sono attivati per “interdire l’uso di alimenti per tot km quadrati dalla ricaduta dei fumi. Hanno già iniziato a fare l’analisi di terreni, fieno e sugli alimenti mentre nel Lazio non sono stati limitati i terreni di ricaduta. Quando ci sono questi incendi va immediatamente applicato un modello di ricaduta degli inquinanti- ha spiegato- analizzando il terreno e la situazione meteo per vedere dove c’è la massima ricaduta. Le zone devono essere circoscritte e bisogna dire agli allevatori e ai produttori di non raccogliere i propri alimenti. Se non ci sono rischi possono essere mangiati. Qui stiamo ancora aspettando le analisi in aria mentre la gente consuma o vende questi prodotti e poi forse a babbo morto si dà l’ok per bloccare il tutto. Non si può rispettare l’economia di un territorio sulla salute della gente”, ha continuato.
Ipotesi disastro ambientale colposo, a breve i primi indagati
Disastro ambientale colposo contro ignoti: è l’ipotesi di reato sulla quale la Procura della Repubblica di Velletri ha aperto un fascicolo d’inchiesta dopo l’incendio. I magistrati titolari dell’indagine, dopo aver ricevuto le prime relazioni tecniche del Nucleo Rilievi dei Vigili del Fuoco e le informative della Polizia di Stato del Commissariato di Marino e della Polizia Locale di Ciampino, hanno delegato agli investigatori di raccogliere le testimonianze degli operai impiegati nell’impianto di smaltimento rifiuti “Ecologia 2000” di via Enzo Ferrari dove è scoppiato l’incendio. Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti alcuni cumuli di rifiuti stoccati nella parte dell’impianto di triturazione da cui, secondo una prima ipotesi investigativa, sarebbe partito l’incendio. Gli investigatori hanno sentito, non in qualità di indagati, i tre operai che erano in servizio la notte in cui sono divampate le fiamme e i titolari della società che gestisce l’impianto. Già da domani la Procura potrebbe iscrivere i primi nomi sul registro degli indagati.
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