Roma, 28 nov. (LaPresse) – “La Cpi si affida ai suoi Stati parte e ad altri partner per l’esecuzione delle sue decisioni, anche in relazione ai mandati di arresto. Gli Stati parte dello Statuto di Roma della Cpi hanno l’obbligo di cooperare in conformità alla Parte IX dello Statuto di Roma, mentre gli Stati non parte possono decidere su base volontaria di cooperare. In caso di mancata cooperazione, i giudici della Cpi possono emettere una sentenza in tal senso e informarne l’Assemblea degli Stati parte. Spetta quindi all’Assemblea adottare qualsiasi misura ritenga appropriata”. Così la Corte penale internazionale, interpellata da LaPresse in merito ai mandati di arresto emessi nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e alla possibilità ventilata da Paesi tra cui Francia e Italia che a Netanyahu possa essere riconosciuta l’immunità finchè è in carica, come prevede una norma del diritto internazionale. “La Cpi è un’istituzione giudiziaria. Qualora dovessero esserci richieste da parte degli Stati parte in merito all’attuazione delle sue decisioni, spetterebbe ai giudici decidere su tali richieste”, aggiunge la Corte.

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