Il bollettino economico della Banca centrale: "Conti pubblici in miglioramento"
Il bollettino economico di Bankitalia sorride al Pil. “In media d’anno il Prodotto interno lordo aumenterebbe dello 0,6% nel 2024 (dallo 0,7% nel 2023) e dell’1,1% nel 2025 e nel 2026″, scrive la Banca centrale. “Dopo avere ristagnato nella seconda parte del 2023, l’attività economica si rafforzerebbe gradualmente nel corso di quest’anno, sostenuta dalla ripresa del reddito disponibile e della domanda estera”.
Nel 2023 conti pubblici in miglioramento
Migliorano anche i conti pubblici: “secondo le informazioni preliminari disponibili, nel 2023 si sarebbero ridotti il disavanzo e l’incidenza del debito sul prodotto”, fa sapere l’ente. “La manovra di bilancio per il triennio 2024-26 è stata approvata a dicembre; nelle valutazioni ufficiali, essa accresce l’indebitamento netto nel 2024 di 0,7 punti percentuali del Pil rispetto al quadro a legislazione vigente ed è coerente con una diminuzione solo marginale del rapporto tra il debito e il prodotto nell’arco del triennio. A dicembre l’Unione europea ha approvato la revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e ha erogato la quarta rata di pagamento”.
Da rimodulazione Pnrr deriverà la riduzione di quinta e sesta rata
“La revisione del Pnrr ha ripercussioni anche sul numero e sulla cadenza temporale dei traguardi e degli obiettivi da raggiungere ogni semestre: questi infatti aumentano da 527 a 617 e, rispetto alla precedente versione del Piano, risultano posticipate le relative scadenze (quasi il 30% si concentra nel primo semestre del 2026, l’ultimo periodo di rendicontazione)”, ribadisce Palazzo Koch. “Dalla rimodulazione dei tempi deriverà una riduzione della quinta e della sesta rata e un incremento complessivo di quelle successive (in particolare dell’ultima). Allo stesso tempo si registra una parziale riallocazione dell’ammontare finanziato da sovvenzioni verso le rate conclusive”.
Mar Rosso, A dicembre traffici giù del 40%
Bankitalia nel bollettino ha parlato anche della situazione nel Mar Rosso. “Nella seconda metà di dicembre del 2023 i volumi in transito nello stretto risultavano inferiori di quasi il 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Secondo nostre stime basate su dati relativi al 2022 il trasporto navale attraverso il Mar Rosso riguarda quasi il 16% delle importazioni italiane di beni in valore. Su questa rotta transita una larga parte degli acquisti di beni dalla Cina (secondo mercato di approvvigionamento del nostro paese dopo la Germania), dalle altre economie dell’Asia orientale e dai paesi del Golfo Persico esportatori di materie prime energetiche. Un terzo delle importazioni italiane nella filiera della moda arriva attraverso il Mar Rosso; l’incidenza è elevata anche per le importazioni di petrolio greggio e raffinato e per quelle di prodotti metalmeccanici, che costituiscono quasi il 30% degli acquisti dall’estero del Paese. La rilevanza di tale rotta per le esportazioni è invece sensibilmente più bassa: vi transita circa il 7% delle merci in uscita dall’Italia”.”Se il rischio di attacchi alle navi mercantili rimanesse alto anche nei primi mesi del 2024, la necessità di seguire rotte alternative si tradurrebbe in un allungamento dei tempi di consegna per le merci importate via mare dall’Asia (con conseguenti ripercussioni sulle catene di produzione) e in un ulteriore aumento dei noli marittimi. Per quanto riguarda questi ultimi, a metà gennaio l’indicatore composito world container index elaborato da Drewry era più che raddoppiato rispetto a novembre, pur restando di poco superiore alla metà della media eccezionalmente elevata del biennio 2021-22″.
Nel 2024 la crescita globale frena
Sguardo critico per quanto riguarda la crescita econmica globale. “Negli Stati Uniti emergono alcuni segnali di indebolimento dell’attività economica e in Cina la crescita rimane al di sotto dei valori pre-pandemici. Le più recenti stime dell’Ocse prefigurano per il 2024 un rallentamento del Pil globale al 2,7%, per effetto delle politiche monetarie restrittive e del peggioramento della fiducia di consumatori e imprese. Permangono elevati rischi al ribasso derivanti dalle tensioni politiche internazionali, in particolare in Medio Oriente”, afferma la Banca centrale. “I nostri modelli prevedono una dinamica modesta degli scambi di merci e servizi nell’anno in corso, sui quali incide la debolezza della domanda mondiale. I prezzi del greggio e del gas naturale sono rimasti contenuti nonostante gli attacchi al traffico navale nel Mar Rosso”.
Politica restrittiva frena il mercato del credito
“La dinamica dei prestiti rispecchia ancora la marcata debolezza della domanda di finanziamenti e la rigidità dei criteri di offerta, coerentemente con l’orientamento restrittivo della politica monetaria”, sottolinea ancora l’ente. “I passati rialzi dei tassi ufficiali continuano a incidere sul costo del credito alle imprese in maniera più intensa rispetto a quanto suggerito dalle regolarità storiche. La restrizione monetaria sta determinando anche una flessione della raccolta bancaria. Migliora la redditività, resta contenuto il tasso di deterioramento dei prestiti e aumenta il livello di patrimonializzazione delle banche”.
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