Ferdinando Tascini vivva a Città di Cestello, recenti i festeggiamenti per la sua età avanzata
E’ scomparso il 15 marzo all’età di 101 anni, Ferdinando Tascini, personaggio simbolo della comunità di Città di Castello e testimone di fatti di cronaca che hanno segnato la storia. Lo scorso 28 dicembre aveva oltrepassato il secolo di età circondato come sempre dagli affetti familiari e da tanti amici che gli anno voluto bene orgogliosi di conoscere ed ammirare un “gentiluomo”, particolare e per certi aspetti unico che ricordava ancora a distanza di 80 anni con incredibile lucidità, dovizia, aneddoti di un passato consegnato ai libri di storia.
Ferdinando Tascini, insignito con targhe e cerimonie ufficiali non era solo l’ultimo ‘carceriere’ di Mussolini, allora giovane carabiniere che assieme ad altri commilitoni ha visto con i propri occhi ogni istante della prigionia e la liberazione del “Duce” a Campo Imperatore sul Gran Sasso, era anche altro. Lo riferisce il sito del Comune
Appena appresa la notizia della scomparsa il sindaco Luca Secondi e la giunta comunale hanno espresso i più sinceri sentimenti di vicinanza alla famiglia, ai figli Massimo, Maria Teresa, Maria Francesca e Luca, ricordando i bellissimi momenti trascorsi ad ascoltare i suoi racconti di vita e di storia. “Ferdinando Tascini, apparteneva prima di tutto alla nostra comunità e al novero di ultracentenari di cui siamo orgogliosi e che rappresentano la ricchezza umana più grande che abbiamo – ha detto il sindaco Secondi, ricordando le diverse iniziative ufficiali a cui ha partecipato assieme a Tascini e alla sua famiglia nell’ambito di cerimonie ufficiali in comune, in Prefettura a Perugia e con l’Arma dei Carabinieri di cui era orgoglioso figlio. “Lo vogliamo ricordare coì – ha concluso il sindaco – nella consapevolezza di fare propri i suoi valori ed ideali e di tramandarli alle giovani generazioni”. I funerali di Ferdinando Tascini si sono tenuti sabato 16 Marzo alle ore 15,30 presso la chiesa degli Zoccolanti. Il comune di Città di Castello gli ha tributato una targa, come a tutti i centenari, poi la scorsa primavera anche il Prefetto di Perugia, Armando Gradone assieme ai vertici delle forze dell’ordine e di Polizia, con tanto di cerimonia in Prefettura, infine l’Arma dei Carabinieri a Roma in estate 2023 lo ha invitato ad assistere alla parata dal palco d’onore.
Chi era Ferdinando Tascini
Ferdinando Tascini era nato a Todi il 28 dicembre 1922 da una famiglia contadina. Il terzo di cinque fratelli. Si iscrive all’istituto agrario Ciuffelli di Todi, ma è costretto ad interrompere gli studi per la chiamata nell’esercito durante il secondo conflitto mondiale. Inviato nel Montenegro per quasi un anno. Si arruola poi nell’arma dei carabinieri. Richiamato in Italia viene scelto per una missione speciale e segreta. Si ritrova a sua insaputa a Campo Imperatore, Gran Sasso, a guardia di Mussolini. Un evento che segnò il destino dell’Italia della Seconda Guerra Mondiale di cui lui fu testimone, forse unico superstite. Il 25 luglio del 1943 infatti a Villa Savoia Re Vittorio Emanuele III comunicò al Duce, Benito Mussolini, che il Gran Consiglio del Fascismo aveva imposto la nomina del maresciallo Pietro Badoglio come suo successore al Governo. Mussolini viene arrestato dai carabinieri e portato prima sull’isola di Ponza e poi il 2 settembre sul Gran Sasso a Campo Imperatore. Non passarono però neppure dieci giorni, è il 12 settembre, che per ordine di Adolf Hitler alcune SS e l’ex ufficiale Otto Skorzeny diedero il via a quella che in codice fu chiamata “Operazione Quercia”, Fall Eiche in tedesco, e che portò alla liberazione del Duce. Un autentico blitz portato a termine a oltre 2 mila metri di altitudine proprio sotto lo sperone del Gran Sasso. Finita la guerra Ferdinando riesce a conseguire il diploma di perito agrario. Inizia la sua attività lavorativa presso varie aziende agricole del perugino. Nel ‘ 50 si trasferisce in Alta Valle del Tevere insieme alla moglie Adiana (“la maestra di Riosecco”) dove a Città di Castello crea una azienda agricola specializzata nella tabacchicoltura. Termina la sua attività lavorativa presso la Comunità Montana della città. Ha vissuto a San Donino con la sua numerosa famiglia, quattro figli, nove nipoti e sette pronipoti, godendosi l’ombra della quercia centenaria da lui curata con amore: il suo luogo preferito.
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