Erano state trafugate da lussuose dimore nobiliari fiorentine, valore di oltre 3 milioni di euro
Recuperate oltre 600 opere d’arte – libri preziosi, ceramiche e dipinti – che erano state rubate in lussuose dimore nobiliari fiorentine, per un valore stimato di oltre 3 milioni di euro; dodici persone indagate. E’ il bilancio dell’attività investigativa, coordinata dalla procura di Firenze e condotta dal Nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale del capoluogo toscano, in collaborazione con l’Fbi e il Raggruppamento investigazioni scientifiche dell’Arma dei carabinieri, durata circa tre anni. L’indagine, secondo quanto spiegato in una nota, trae origine dalla denuncia di furto, presentata nel 2021 da un fiorentino, dell’opera libraria di Leonhart Fuchs dal titolo “De Historia Stirpium Commentarii Isignes“, Basilea 1542.
Individuata sul sito di una casa d’aste fiorentina a distanza di un anno esatto dalla sua denuncia, l’opera veniva poi sequestrata a Firenze a un antiquario veneto, ritenuto, nel corso delle indagini, acquirente in buona fede. Da quel momento è partita l’attività investigativa che ha coinvolto, a vario titolo, complessivamente 12 indagati nei confronti dei quali venivano compiute altrettante perquisizioni consentendo il recupero di oltre 600 opere d’arte.
I furti messi a segno nel corso di un quinquennio
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, i furti sarebbero stati messi a segno nel corso di un quinquennio da uno degli indagati mentre svolgeva piccoli lavori di manutenzione nelle case in cui le opere erano custodite. I beni rubati sarebbero poi stati immessi, a distanza di tempo dal furto, sul mercato antiquariale nazionale e, in alcuni casi, in quello estero. A causa dell’esportazione fuori dai confini nazionali delle opere è stata chiesta e ottenuta la collaborazione all’indagine inizialmente dell’Fbi e, successivamente, del servizio Interpol per tentare di far rientrare in patria, mediante azione stragiudiziale, alcune opere legittimamente acquistate da ignari collezionisti, negli Stati Uniti, negli Emirati Arabi e in Inghilterra.
Grazie al rinvenimento di un libro mastro su cui veniva dettagliatamente riportata la contabilità delle opere d’arte rubate, è stato possibile quantificarne il volume d’affari ammontante a oltre 300 mila euro. È stato quantificato che, tutti i beni recuperati nel corso dell’attività investigativa, che ritorneranno nella disponibilità dei legittimi proprietari, qualora immessi sul mercato antiquariale avrebbero potuto generare utili per oltre 3 milioni di euro.
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