Durante l'Angelus a Piazza San Pietro il Pontefice invita a non dimenticare le popolazioni terremotata di Turchia e Siria

“Non dimentichiamo, fratelli e sorelle, la martoriata Ucraina. Che il Signore dia vie di pace e dia ai responsabili il coraggio di percorrerle”. Così Papa Francesco durante l’Angelus a Piazza San Pietro.

“Non dimentichiamo popolazioni Siria e Turchia”

“Continuiamo a stare vicini con la preghiera e con il sostegno concreto alla popolazioni terremotate di Siria e Turchia. Stavo vedendo nel programma ‘A sua immagine’ le fotografie di questa catastrofe e questo dolore di questi popoli che soffrono per il terremoto. Preghiamo e pensiamo a cosa possiamo fare per loro” le parole del Santo Padre durante l’Angelus a Piazza San Pietro. 

Puntare al ‘massimo possibile’ non al ‘minimo indispensabile’

“A volte, per esempio, si sente dire: ‘Padre, io non ho ucciso, non ho rubato, non ho fatto male a nessuno…’, come dire: ‘Sono a posto’. Ecco l’osservanza formale, che si accontenta del minimo indispensabile, mentre Gesù ci invita al massimo possibile. Ricordiamoci: Dio non ragiona per calcoli e tabelle; Lui ci ama come un innamorato: non al minimo, ma al massimo! Non ci dice: ‘Ti amo fino a un certo punto’. No, l’amore vero non è mai fino a un certo punto e non si sente mai a posto; l’amore va oltre, non può farne a meno. Il Signore ce lo ha mostrato donandoci la vita sulla croce e perdonando i suoi uccisori. E ci ha affidato il comandamento a cui più tiene: che ci amiamo gli uni gli altri come Lui ci ha amati. Questo è l’amore che dà compimento alla Legge, alla fede, alla vita!”. Così Papa Francesco durante l’Angelus a Piazza San Pietro.

“Allora possiamo chiederci: come vivo la fede? È una questione di calcoli, di formalismi, oppure una storia d’amore con Dio? Mi accontento di non fare del male, di tenere a posto ‘la facciata’, o cerco di crescere nell’amore a Dio e agli altri? E ogni tanto mi verifico sul grande comando di Gesù, mi chiedo se amo il prossimo come Lui ama me? Perché magari siamo inflessibili nel giudicare gli altri e ci scordiamo di essere misericordiosi, com’è Dio con noi. Maria, che ha osservato perfettamente la Parola di Dio, ci aiuti a dare compimento alla nostra fede e alla nostra carità”, ha concluso il Pontefice. 

Norme religiose servono ma bisogna viverne il senso

“Dio ci ama per primo, gratis, facendo il primo passo verso di noi senza che lo meritiamo; e allora noi non possiamo celebrare il suo amore senza fare a nostra volta il primo passo per riconciliarci con chi ci ha ferito. Così c’è compimento agli occhi di Dio, altrimenti l’osservanza esterna, puramente rituale, è inutile. ‘Io faccio finta di’. In altre parole, Gesù ci fa capire che le norme religiose servono, sono buone, ma sono solo l’inizio: per dare loro compimento è necessario andare oltre la lettera e viverne il senso. I comandamenti che Dio ci ha donato non vanno rinchiusi nelle casseforti asfittiche dell’osservanza formale, se no rimaniamo in una religiosità esteriore e distaccata, servi di un ‘dio padrone’ piuttosto che figli di Dio Padre”. Così Papa Francesco durante l’Angelus a Piazza San Pietro.

“Per darci un esempio concreto, Gesù si concentra sul ‘rito dell’offerta’. Facendo un’offerta a Dio si ricambiava la gratuità dei suoi doni; era un rito molto importante, tanto che era vietato interromperlo se non per motivi gravi. Ma Gesù afferma che si deve interromperlo se un fratello ha qualcosa contro di noi, per andare prima a riconciliarsi con lui: solo così il rito è compiuto”, spiega il Papa. “Nel Vangelo della liturgia odierna Gesù dice: ‘Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento’. Dare compimento: questa è una parola-chiave per capire Gesù e il suo messaggio. Che cosa significa? Per spiegarla, il Signore comincia a dire che cosa non è compimento. La Scrittura dice di ‘non uccidere’, ma questo per Gesù non basta se poi si feriscono i fratelli con le parole; la Scrittura dice di ‘non commettere adulterio’, ma ciò non basta se poi si vive un amore sporcato da doppiezze e falsità; la Scrittura dice di “non giurare il falso”, ma non basta fare un solenne giuramento se poi si agisce con ipocrisia. Così non c’è compimento”, ha concluso Papa Francesco.

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