Lo si legge nell''Instrumentum laboris' della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi
I Documenti finali delle Assemblee continentali “rilevano altresì come forme di discriminazione a base razziale, tribale, etnica, di classe o di casta, presenti anche nel Popolo di Dio, conducano alcuni a sentirsi meno importanti o meno graditi all’interno della comunità”. Lo si legge nell’‘Instrumentum laboris’ della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, documento che chiude la prima fase del Sinodo ‘Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione’. “Assai diffusa – si legge ancora nel documento – è la segnalazione di come una pluralità di barriere, da quelle pratiche ai pregiudizi culturali, generino forme di esclusione delle persone con disabilità e richiedano di essere superate“.
“Come possiamo creare spazi in cui coloro che si sentono feriti dalla Chiesa e sgraditi dalla comunità possano sentirsi riconosciuti, accolti, non giudicati e liberi di fare domande? Alla luce dell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale Amoris laetitia, quali passi concreti sono necessari per andare incontro alle persone che si sentono escluse dalla Chiesa in ragione della loro affettività e sessualità (ad esempio divorziati risposati, persone in matrimonio poligamico, persone Lgbtq+, ecc.)”, si legge ancora nel documento.
“In molte regioni le Chiese sono profondamente colpite dalla crisi degli abusi: sessuali, di potere e di coscienza, economici e istituzionali. Si tratta di ferite aperte, le cui conseguenze non sono ancora state affrontate fino in fondo. Alla richiesta di perdono rivolta alle vittime delle sofferenze che ha causato, la Chiesa deve unire il crescente impegno di conversione e di riforma per evitare che situazioni analoghe possano ripetersi in futuro”, si legge ancora.
“Il percorso compiuto finora – si legge -, e in particolare la tappa continentale, ha permesso di identificare e condividere anche le peculiarità delle situazioni che la Chiesa vive nelle diverse regioni del mondo: dalle troppe guerre che insanguinano il nostro pianeta e richiedono di rinnovare l’impegno per la costruzione di una pace giusta, alla minaccia rappresentata dai cambiamenti climatici con la conseguente priorità della cura per la casa comune; da un sistema economico che produce sfruttamento, disuguaglianza e ‘scarto’ alla pressione omologante del colonialismo culturale che schiaccia le minoranze; dall’esperienza di subire la persecuzione sino al martirio a un’emigrazione che svuota progressivamente le comunità minacciandone la stessa sopravvivenza; dal crescente pluralismo culturale che marca ormai l’intero pianeta all’esperienza delle comunità cristiane che rappresentano minoranze sparute all’interno del Paese in cui vivono, fino a quella di fare i conti con una secolarizzazione sempre più spinta, e talora aggressiva, che sembra ritenere irrilevante l’esperienza religiosa, ma non per questo smette di avere sete della Buona Notizia del Vangelo“.
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