Depositate le motivazioni della storia relativa al 'palazzo di Londra'
L’uso illecito di fondi della Santa Sede da parte del cardinale Angelo Becciu c’è stato anche se non c’era “finalità di lucro”. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza relativa al ‘palazzo di Londra’ depositate in Vaticano. “Al contempo, la responsabilità di quest’ultimo non può essere messa in discussione neppure in ragione di un ulteriore argomento che egli ha invece inteso valorizzare in più circostanze: la rivendicata assenza di utilità in capo a S.E.R. Becciu”, si legge ancora nella sentenza.
L’argomento può forse avere una sua rilevanza in una dimensione metaprocessuale (tanto da aver trovato risalto anche sul piano mediatico), ma sotto il profilo squisitamente giuridico ( che è l’unico scrutina bile in questa sede) perde del tutto significato: come si è accennato, infatti, la finalità di lucro è del tutto estranea alla fattispecie di peculato prevista dall’ordinamento vaticano, che è infatti strutturata quale ipotesi delittuosa integrata dal dolo generico”. Il cardinale Becciu “ha poi riconosciuto di essere stato lui a proporre all’Ufficio l’Operazione Angola in base alla sua pregressa conoscenza e amicizia con l’imprenditore Mosquito, ma ha specificato di avere chiesto a Mons. Perlasca, che ha confermato la circostanza, di fare tutte le verifiche necessarie e di decidere in piena libertà secondo il suo convincimento; tanto questo è vero, ha aggiunto, che l’operazione non ha avuto luogo”.
Sentenza Becciu: “Pienamente rispettati principi giusto processo”
I principi del giusto processo “sono pienamente rispettati nell’ordinamento penale vaticano”. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza. “Non rientrano invece in questa previsione – si legge ancora – altre questioni, che pure sono state indicate dai difensori come condizioni essenziali del giusto processo alla stregua, si ripete, di normative di altri Stati”.
I rapporti tra Becciu e Marogna
I rapporti tra il cardinale Becciu e Cecilia Marogna “erano del tutto amichevoli, se non di vera e propria familiarità, con la Marogna anche dopo che egli ha saputo che aveva speso i soldi della Segreteria di Stato per scopi personali e voluttuari e perfino dopo che, con la citazione a giudizio (1 ° luglio 2021) ed il conseguente deposito degli atti, egli aveva avuto la prova documentale di quelle spese”. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza. Quello che rileva in questa sede è evidentemente il fatto che essi dimostrano che il Cardinale ha continuato ad avere rapporti del tutto amichevoli Anzi, i rapporti sono continuati inalterati anche dopo che la Marogna, nell’intervista televisiva a Report, aveva affermato che il Cardinale le chiedeva di fare “dossieraggio sulla vita di alti prelati”. Di fronte ad una accusa di tale gravità, l’imputato si preoccupa solo di avvisare la Marogna che ‘mi spiace ma sono costretto a smentirti pubblicamente'”, si legge ancora nella sentenza.
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