Il 26 dicembre 1958 Papa Giovanni XXIII si recò a Regina Coeli
L’apertura della Porta Santa nel carcere di Rebibbia, nell’ambito delle celebrazioni per il Giubileo 2025, in programma la mattina del 26 dicembre sarà un momento storico. Un evento che si realizzerà nello stesso giorno in cui si ricorda un’altra visita, che ha segnato un’epoca, di un Papa in un penitenziario.
Quando Papa Roncalli si recò a Regina Coeli
Il 26 dicembre 1958 Papa Giovanni XXIII, pochi mesi dopo la sua elezione al Soglio Pontificio, si recò a Regina Coeli. Non un Giubileo certo, ma uno di quei casi di corsi e ricorsi storici, come se si chiudesse un cerchio. Oggi, come allora, l’intenzione era quella di portare speranza e conforto a chi si sente solo e dimenticato. La missione sempre la stessa, ora come allora: far comprendere che c’è una seconda possibilità per tutti, nessuno escluso. Papa Roncalli si presentò a Regina Coeli a sorpresa compiendo gesti e parole che sono entrati nella memoria collettiva. Prima volle un detenuto come ministrante durante la celebrazione della messa, poi parlò a braccio. “Son venuto – disse – . M’avete veduto. Io ho messo i miei occhi nei vostri occhi. Ho messo il cuor mio vicino al vostro cuore. Questo incontro, siate pur sicuri che resterà profondo nella mia anima”. Roncalli sottolineò: “Ho ben piacere che sia proprio un’opera di misericordia”. Misericordia che divenne vicinanza con il giro che il Papa fece e con l’abbraccio che diede a un detenuto che si era gettato ai suoi piedi. Roncalli volle essere ritratto in mezzo ai detenuti. L’episodio che lo colpì i più però lo apprese una volta varcato il portone del penitenziario. Trecento detenuti, chiusi nelle celle di rigore perché considerati pericolosi, non avevano potuto vederlo. Volle allora inviare a ciascuno di essi un’immagine assicurando loro che non li avrebbe dimenticati nelle sue preghiere. Se per Roncalli fu Misericordia, per Bergoglio la visita a Rebibbia vuole essere un segno di speranza. “Tutti noi come Chiesa e società siamo chiamati ad abbracciare le carceri con umanità.
Cardinale de Mendoça: “Questo progetto vuole mettere al centro il tema delle carceri”
La Porta Santa che il Papa aprirà a Rebibbia ha un particolare significato. In analogia con quanto succede a Rebibbia anche in altre carceri saranno aperte altre ‘Porte della Speranza’. L’obiettivo è accompagnare i detenuti a vivere in modo riabilitativo e a prepararsi al rientro nella società. Il carcere non è un luogo di punizione, ma di riabilitazione. Tutto il mondo è chiamato a interessarsi di più”, ha spiegato il cardinale José Tolentino de Mendoça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, parlando del progetto ‘L’arte contemporanea in carcere: la sfida della speranza’, iniziativa pensata dalla Santa Sede per tenere un faro acceso sul tema carceri per tutto il 2025. “Questo progetto vuole mettere al centro il tema delle carceri e l’arte, essendo un ponte, può avere un ruolo decisivo”, ha detto ancora il cardinale Tolentino de Mendoça. Carceri che sono al centro dei pensieri di Bergoglio tanto da aprire lì una Porta Santa.
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