Ha svolto un ruolo cruciale nel ristabilire il contatto diretto tra la Santa Sede e Pechino nel 2005

Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, è tra i ‘papabili’ per la successione al Soglio pontificio. Parolin è uno dei pochi alti funzionari curiali che può vantarsi di aver mantenuto il suo incarico per quasi tutta la durata di questo pontificato.

Dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1980, all’età di venticinque anni, i suoi superiori lo mandarono a studiare diritto canonico all’Università Gregoriana di Roma. In quel periodo, iniziò la formazione per il servizio diplomatico vaticano. Dopo un periodo di tre anni in Nigeria, nel 1992 fu richiamato a Roma e lì iniziò a lavorare nella ‘Seconda Sezione’ della Segreteria di Stato sotto la guida del Cardinale Angelo Sodano, allora Segretario di Stato vaticano. Parolin fu incaricato delle relazioni diplomatiche con Spagna, Andorra, Italia e San Marino.

Nel 2000 collaborò con l’allora Vescovo Attilio Nicora sulle questioni relative all’attuazione della revisione del Concordato Lateranense del 1984.

Papa Francesco ha nominato Parolin Segretario di Stato nel 2013 e, nel 2014, lo ha inserito nel suo ‘Consiglio dei Cardinali’ interno, che lo consiglia sulla riforma della Chiesa.

Pietro Parolin è da tempo considerato dai diplomatici laici un rappresentante papale affidabile e fidato sulla scena mondiale, qualcuno che sembra seguire una traiettoria papale simile a quella dell’ex diplomatico Papa San Paolo VI.

Ha svolto un ruolo cruciale nel ristabilire il contatto diretto tra la Santa Sede e Pechino nel 2005, un risultato lodato all’epoca, ma un’apertura diplomatica che avrebbe potuto rivelarsi il suo tallone d’Achille. Il suo approccio risoluto alle relazioni sino-vaticane è culminato nel 2018 in un controverso accordo provvisorio segreto sulla nomina dei vescovi, rinnovato nel 2020, 2022 e 2024. Nel 2016-2017, fu attaccato per la sua gestione di un’altra crisi, questa volta presso l’Ordine di Malta e le dimissioni forzate del suo Gran Maestro, Fra’ Matthew Festing.

Anche la gestione da parte di Parolin di alcuni aspetti delle finanze vaticane è stata messa in discussione, in particolare il suo ruolo nell’ostacolare, o quantomeno nel non promuovere, la riforma finanziaria, e il suo coinvolgimento poco trasparente in uno scandalo immobiliare londinese per il quale non fu mai incriminato ma che portò a pene detentive per alcuni dei suoi collaboratori in Segreteria di Stato. Per i suoi critici, il Cardinale Parolin è un progressista modernista con una visione globalista, un pragmatico che antepone l’ideologia e le soluzioni diplomatiche alle dure verità della fede.

Considerano inoltre Parolin un maestro della screditata Ostpolitik diplomatica degli anni ’60, soprattutto nei rapporti con la Cina. Per i suoi sostenitori, il Cardinale Parolin è un coraggioso idealista, un fervente sostenitore della pace e un maestro di discrezione e arbitrato che non desidera altro che ritagliarsi un nuovo futuro per la Chiesa nel XXI secolo.

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