Tre riconoscimenti di Legambiente alle situazioni più virtuose di gestione nel territorio

E' il Piemonte la Regione italiana ad avere conquistato più bandiere verdi, l'annuale riconoscimento assegnato da Legambiente per le situazioni più virtuose di gestione del territorio. Tre le realtà montane che hanno permesso di ottenere il primo posto sul podio. Il Comitato dell'amministrazione separata dei beni di uso civico frazionale di Andonno – Valdieri (Cuneo), "è – secondo Legambeinte – esempio virtuoso e innovativo di gestione dei beni collettivi. Si tratta dell'unica realtà operativa in Piemonte nell'amministrazione degli antichi demani collettivi". La seconda bandiera verde, invece, è stata assegnata al comando regionale piemontese del Corpo Forestale dello Stato che si è distinto "per l'eccellente lavoro svolto nel contrasto all'illegalità ambientale su tutto il territorio piemontese con una particolare attenzione alle aree montane". Infine, terza bandiera per il progetto "Germinale – Agricoltura di Comunità in Valle Stura' che ha avviato un importante percorso di agricoltura di comunità in Valle Stura (Cuneo).

LE BANDIERE NERE. Il Piemonte, però, si è meritato anche due bandiere nere. La prima, dice Legambiente, a "ditte e amministrazioni promotrici della pratica dell'Eliski e dell'utilizzo ludico degli elicotteri in montagna per la promozione di una pratica che, a fronte del vantaggio di pochissimi operatori, si rivela dannosa per chi vive in montagna e per chi vi si reca per praticare attività turistiche sostenibili, per la sicurezza della montagna oltre che pericolosa per la vita della fauna selvatica alpina". La seconda maglia nera, invece, è stata assegnata all'Assessorato Energia, Attività produttive, Innovazione della Regione "per non avere ancora elaborato, così come previsto dalle linee guida ministeriali già dal 2010, il documento di specificazione delle aree inidonee per la realizzazione di qualsiasi tipo di impianto che utilizza fonti rinnovabili, consentendo invece uno sviluppo ubiquitario e dannoso di alcune fonti, in particolar modo dell'idroelettrico".

UNDICI BANDIERE IN ITALIA. La Carovana delle Alpi di Legambiente mostra lo stato di salute dell'arco alpino e, in questa edizione 2016, ha assegnato undici bandiere verdi per le situazioni più virtuose di gestione del territorio ed otto nere a quelle peggiori. "Un risultato – spiega l'associazione – che, nel bene e nel male, conferma le tendenze degli anni passati". Si assiste, da un lato, ad un incremento di buone pratiche che spaziano dall'economia circolare al coinvolgimento associativo, alla creatività dei singoli fino all'impegno appassionato di alcuni rappresentanti delle istituzioni e, dall'altro, ad una reiterata aggressione all'ambiente da parte dei "pirati" della montagna che causano danni del patrimonio culturale, paesaggistico e architettonico.

BOCCIATO IL MINISTERO. Delle undici bandiere verdi, oltre alle tre al Piemonte, due sono state assegnate alla Valle D'Aosta e al Friuli Venezia Giulia, una alla Lombardia, al Veneto, all'Alto Adige e al Trentino. Per quanto riguarda le bandiere nere, quest'anno Legambiente ha assegnato il primo e più "pesante" vessillo al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) per il mancato rinnovo, tramite gara, delle grandi concessioni idriche per uso idroelettrico scadute, che espongono l'Italia a sanzioni comunitarie. Tra l'altro le norme europee sulla concorrenza sono molto chiare in materia, vietando i rinnovi automatici. Per questo Legambiente chiede al Mise di definire regole innovative e chiare per un patto di convivenza che ponga una particolare attenzione all'ecosistema fiume e ai territori coinvolti. Bandiere nere anche al Piemonte (2), la Valle D'Aosta (1), la Lombardia (1), l'Alto Adige (1) e il Friuli Venezia Giulia (2).

A MACCHIA DI LEOPARDO. "Nelle aree montane – dichiara Rossella Muroni, presidente nazionale Legambiente – assistiamo ormai alla diffusione di buone pratiche che si espandono 'a macchia di leopardo'. Si tratta di esperienze virtuose di economia circolare, di gestione collettiva e cura del patrimonio naturale che fanno bene al Paese e che meritano di essere messe in rete e replicate. Ma per far ciò è importante che questo cambiamento, già in atto in molti territori alpini e che ha per protagonisti sempre più cittadini e amministrazioni, sia accompagnato da una politica condivisa e unita che punti al rilancio delle aree montane, da politiche di intervento innovative e da una visione più ampia e lungimirante dello sviluppo imprenditoriale montano basata sulla valorizzazione della natura e sul protagonismo delle comunità locali".
 

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