L'ad del Forte Village si racconta in un'intervista al Sole 24 Ore

“Quando, tanti anni fa, decisi che volevo dedicarmi al turismo, nella nostra casa di Aiello Calabro si tenne un consiglio di famiglia. A presiederlo, era mio zio Raffaele, che aveva l’autorevolezza del magistrato: era presidente del Tribunale di Cosenza. Lui e mio padre Angelo, medico condotto del paese, cercarono di farmi desistere da quella idea. Mi dicevano: “Puoi andare a lavorare in banca. Hai il diploma di ragioniere”. Quando capirono che ero convinto, smisero di insistere. Avevo trascorso diversi mesi al Banff Spring Hotel, sulle Montagne Rocciose del Canada fra Edmonton e Calgary, lavorando come busboy, il ragazzo che porta i grandi vassoi ricolmi di cibo dalla cucina alla sala da pranzo. Ero partito con l’idea di imparare l’inglese. Ma, là, avevo compreso che quella era la mia vocazione. Mi trasferii in Svizzera a studiare all’Ecole hôtelière di Losanna”. Inizia cosi la lunga intervista sul Sole 24 Ore a Lorenzo Giannuzzi, ad del Forte Village di Santa Margherita di Pula, in Sardegna. Classe 1950, Giannuzzi è il manager fattosi imprenditore che ha trasformato il Forte Village in un organismo aziendale sofisticato e articolato, elaborando “una strategia economica e identitaria che ha attirato capitali, italiani e stranieri su progetti specifici di sviluppo – come scrive il Sole 24 Ore – ha favorito l’afflusso in Sardegna di denaro sia sotto forma di investimenti sia nella composizione azionaria e ha unito la proposta medio-alta e alta destinata ai ceti benestanti a quella del lusso più pregiato, contro la mentalità nazionale per cui – non si capisce bene per quale ragione morale o estetica – è bene che i grandi ricchi non vengano in Italia, ma è meglio che vadano nei resort dei Caraibi e delle Filippine, della Grecia e della Spagna”.

“Sono sempre stato un irrequieto – racconta Giannuzzi – Già da ragazzo desideravo lavorare. La mia famiglia aveva un’idea molto tradizionale del mondo. Erano, appunto, dottori e magistrati… Io, come molti adolescenti di buona famiglia del Sud, avevo la strada tracciata. Soltanto che scelsi, da subito, di non assecondarla. Alle superiori, come accadeva sempre allora negli ambienti come il mio, non potevo che iscrivermi al liceo classico di Cosenza. Ma, dopo la quinta ginnasio, preferii passare a ragioneria. Lo stesso è capitato con l’università. Entrai alla facoltà di medicina e chirurgia di Ferrara. Però in ospedale, di fronte ai corpi da curare, alle barelle e alle autopsie, mi sentivo male. Per questo cambiai dopo due anni. Mi trasferii a Siena a frequentare scienze politiche. E allora che, per imparare l’inglese, andai in Canada, scoprendo il mondo degli alberghi”. Da lì l’ascesa professionale in un gruppo storico ultrainternazionalizzato quale era quello di una personalità carismatica e influente della City di Londra come Sir Charles Forte(del gruppo del Forte Village fanno parte anche Palazzo Doglio a Cagliari e l’appena rilevato e riportato a nuova vita Palazzo Fiuggi, luogo centrale della cultura e del turismo novecentesco frequentato da Eleonora Duse, Pablo Picasso e Ingrid Bergman). Spiega Giannuzzi, che oggi detiene il 5% del capitale della società (il resto è di Musa Bazhaev, imprenditore russo del settore minerario): “Dal 2016, abbiamo investito nella parte alta dell’offerta, con strutture residenziali e con servizi di gamma molto raffinata, 42 milioni di euro. Sono qui dal 1995. Sir Charles mi chiese di rientrare in Italia dai Caraibi per occuparmi del Forte Village. Un anno e mezzo prima il suo gruppo mi aveva mandato negli Stati Uniti a frequentare per sei mesi il master per executive alla Wharton School, la business school della University of Pennsylvania: una bellissima esperienza, nonostante all’inizio fossi intimidito da tutti i banchieri e i dirigenti di grandi gruppi industriali miei compagni di corso, ma davvero nessuna lezione di management a Philadelphia è stata così divertente, lucida e lungimirante come erano le riunioni con Sir Charles. Quando arrivai qui, avevamo uno standard di 500 dipendenti con un Ebitda, il margine operativo lordo, equivalente a 3,5 milioni di euro di oggi. Ora abbiamo 1.200 dipendenti che si prendono cura di 1.5oo ospiti disseminati negli otto alberghi del resort con un Ebitda di 38 milioni di euro, a fronte di un fatturato di 130 milioni di euro”. Ma le ambizioni non si fermano: “Nei prossimi tre anni investiremo in una destinazione sciistica sulle Alpi e in un resort con una stagionalità invertita rispetto a quella del Forte Village, per esempio nell’Oceano Indiano o ai Caraibi – continua Giannuzzi – Abbiamo già identificato una lista ristretta di strutture per l’uno e l’altro obiettivo. La cifra che abbiamo ipotizzato non è inferiore ai 150 milioni di euro”.

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